Il Cardiocentro è di tutti
Si legge Cardiocentro, si chiama servizio pubblico
ΖQ DQQL GL DWWLYLW¢ LO &DUGLRFHQWUR ha dimostrato sul campo di garantire a tutti i pazienti ticinesi l’accesso a cure VSHFLDOLVWLFKH H GL DOWD TXDOLW¢
Il semplice buonsenso suggerisce di non abbandonare un modello che funziona bene e che ha portato EHQHȴFL FRQFUHWL DOOD SRSROD]LRQH H riconoscimenti a livello nazionale e internazionale a vantaggio dell’intero sistema sanitario del Canton Ticino.
Crediamo che il Cardiocentro, attraverso il lavoro di tutti i suoi collaboratori, VL VLD PHULWDWR OD ȴGXFLD SHU FRQWLQXDUH ad operare con il grado di autonomia grazie al quale si è sviluppato dalla sua QDVFLWD ȴQR DG RJJL 8QD OLEHUW¢ FOLQLFD H RSHUDWLYD FKH QHO FRQFUHWR VLJQLȴFD VHPSOLFHPHQWH SRWHU RULUH LO PLJOLRU servizio possibile ai pazienti e alle loro famiglie. Per esempio potendo impiantare una protesi valvolare di ultima generazione, anche se questa protesi non è ancora “coperta” dalle casse malati. Il Cardiocentro tante volte in passato si è fatto interamente carico di questi costi e vuole poterlo continuare a fare anche in futuro, dimostrando con L IDWWL FRVD VLJQLȴFKL PHWWHUH OȇLQWHUHVVH dei pazienti prima di tutto il resto. Si chiama servizio pubblico.
I patti vanno rispettati? Siamo d’accordo. La nostra iniziativa popolare prevede esplicitamente che la Fondazione Cardiocentro Ticino cessi di esistere il 22 dicembre del 2020 e che il suo intero patrimonio venga trasferito all’Ente ospedaliero, come da accordi sottoscritti. Quello che chiediamo è che l’EOC consenta all’istituto di conservare i suoi valori e di continuare serenamente a svolgere la sua missione, grazie a un modello che prevede una collaborazione virtuosa tra l’Ente stesso, il Cardiocentro, il mondo universitario e il personale che giornalmente si prende cura dei pazienti. A noi pare una proposta ragionevole ed equilibrata.