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Ottobre bizzarro, nelle prestazion­i e nelle cifre

- Di Dario ‘Mec’ Bernasconi

Il basket di ottobre è sempre un po’ bizzarro. Vuoi perché le squadre si sono appena composte, vuoi perché alcuni giocatori non sono come i coach li avevano visti nei “trailer” mandati dagli agenti, vuoi perché il fattore mentale non è ancora rodato. Se ci aggiungiam­o che una squadra come l’Olympic ha disputato una decina di gare nelle spazio di quattro settimane, non fa strano, al netto della bella prova della Sam, che ceda nell’ultimo quarto. Il fattore psicologic­o è comunque un aspetto da considerar­e: lo si è visto anche a Riva come a Lugano, dove le due squadre, avuto un margine di 10 punti, forse convinte che il più fosse fatto, hanno cominciato a sbandare, mancando di continuità e lucidità, favorendo così il ritorno delle avversarie e complicand­osi la vita. L’abito mentale lo si costruisce nel tempo, la maturità di un giocatore conta e l’esperienza è essenziale per rimanere concentrat­i sulla gara. Questo aspetto coinvolge anche gli arbitri, i quali molto spesso incorrono negli stessi “rilassamen­ti”: quando una squadra è avanti di una quindicina di punti sull’avversaria, spesso smettono di usare la stessa intensità di valutazion­e, cominciano a lasciar correre qualche infrazione, in molte gare favorendo il recupero di chi insegue. A proposito dei direttori di gara va detto che sono state le società ad accettare di giocare di sabato o di domenica per avere a disposizio­ne il gruppo degli arbitri migliori. Quanto poi sia producente, da un punto di vista psicofisic­o, che un arbitro fischi il sabato a Ginevra e la domenica a Lugano è tutto da dimostrare, ma queste scelte, seppur poco condivise, vanno per lo meno rispettate. E, sempre sul tema arbitrale, gli allenatori con i quali ho parlato hanno rilevato come il metro di giudizio sia ancora troppo diverso da una partita all’altra. In particolar­e nel valutare i contatti, i blocchi in movimento e i passi di partenza. Occorre che si trovi una certa uniformità, che aiuterebbe sia chi allena, sia chi gioca, favorendo nel contempo lo spettacolo. Due parole infine sulle statistich­e. Non sempre i conti tornano, eppure il basket è uno sport preciso: se in una gara si hanno 42 canestri con 100 tiri, si devono avere almeno 58 rimbalzi fra difensivi e offensivi. Ce ne sono alcuni che sono di squadra, è vero, quando la palla esce per conto suo. Ma che la Sam abbia vinto conquistan­do solo 15 rimbalzi come indicato nei dati dell’ultima partita fa ridere il mondo, perché non esiste, a parità di percentual­i e di palle perse e recuperate. Da ultimo, non sarebbe male se le società indicasser­o in maniera adeguata anche le presenze alle partite, perché a certe cifre non crede nessuno...

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