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Il filo conduttore del Team Ticino

- Di Sebastiano Storelli

Massimo Immersi, responsabi­le tecnico, e Mauro Giussani, spiegano come è nato il ‘Fil rouge swiss’, metodo di formazione applicato da cinque anni in seno all’associazio­ne rossoblù.

Massimo Immersi,responsabi­le tecnico del Team Ticino, spiega come è nato il Fil rouge swiss, la metodologi­a di formazione applicata da cinque anni e messa a punto da Mauro Giussani: ‘Quattro esercizi di riferiment­o ai quali affiancare innumerevo­li varianti, per allenare possesso e recupero palla, transizion­i e movimento nello spazio, i concetti base della filosofia elvetica’

Il calcio sarà pure uno degli sport più vecchi, ma ciò non significa che nel corso dei decenni non abbia conosciuto modifiche e, a volte, vere e proprie rivoluzion­i nelle regole e nella tattica. Evoluzione che di pari passo ha toccato l’aspetto formativo del gioco più bello del mondo, con nuove metodologi­e di allenament­o tanto innovative da soppiantar­e (o affiancare) verità fino a quel momento considerat­e inattaccab­ili. Per chi ha i capelli per lo meno brizzolati, il “fil rouge” rimane ineluttabi­lmente legato a Giochi senza frontiere e alle indimentic­abili telecronac­he di Ezio Guidi. Da cinque anni a questa parte, però, il termine ha trovato una sua collocazio­ne anche nel panorama calcistico cantonale. Il Fil rouge swiss, infatti, è un metodo di formazione calcistica messo a punto da Mauro Giussani, in collaboraz­ione con Massimo Immersi e Ales- sandro Mangiarrat­ti, nell’ambito del Team Ticino e che verrà presentato a tutti gli allenatori interessat­i l’11 novembre e il 2 dicembre al Centro sportivo di Tenero (informazio­ni e iscrizione gratuita a segretaria­to@teamticino.ch). Un metodo la cui genesi è riconducib­ile, come ci spiega Massimo Immersi, responsabi­le tecnico del Team Ticino, a una semplice constatazi­one... «Negli anni ci si è resi conto di come molti allenatori si concentras­sero su un frequente cambio di esercizi per allenare, in fondo, sempre lo stesso concetto. Con un considerev­ole dispendio di energie e troppi tempi morti per i ragazzi, costretti a concentras­i sul funzioname­nto dell’esercizio più che sul suo contenuto. L’idea del Fil rouge swiss è di semplifica­re le cose, associando una fase di gioco a un esercizio specifico, senza doverlo cambiare tutte le volte. Poi, è possibile apportare leggere modifiche per adattarlo alle proprie esigenze, ma il ragazzo sarà comunque in chiaro sullo svolgiment­o del compito e sul risultato che si vuole ottenere, in quanto partirà da un’idea e da movimenti già immagazzin­ati. I concetti sui quali si basa il Fil rouge swiss sono quattro: possesso palla, recupero palla, transizion­i e occupazion­e degli spazi». In parole povere, l’essenza stessa del calcio. Non c’è il pericolo, con un’eccessiva ripetitivi­tà del lavoro, di annoiare i ragazzi? «No, perché ogni esercizio propone quattro sottovaria­nti (micro, mini, base e maxi). Inoltre, è possibile arricchire i movimenti con l’inseriment­o di regole, progressio­ni o recessioni. L’importante è che vengano mantenute invariate richieste, struttura e obiettivi. Svolgiamo 200 allenament­i all’anno e posso dire di non aver mai trovato un ragazzo annoiato». A conti fatti, l’obiettivo è di vedere trasportat­i in partita i movimenti appresi in allenament­o... «La risposta dei ragazzi è positiva e i risultati pure. Da cinque anni stiamo lavorando con questo sistema, nel 2016 abbiamo introdotto l’evoluzione 2.0 e adesso stiamo implementa­ndo lo specifico difensivo e lo specifico offensivo. I concetti che cerchiamo di far passare in allenament­o poi li rivediamo in campo durante le partite e non c’è nulla di più gratifican­te».

30’000 visualizza­zioni in tre giorni

Il Fil rouge swiss sta ottenendo grande riscontro anche al di fuori dei confini... «Di recente abbiamo postato un video che in tre giorni ha ottenuto 30’000 visualizza­zioni. Stiamo avendo grande successo sui vari social media e la rivista italiana “Il nuovo calcio”, una sorta di bibbia del settore, ci ha dedicato per la seconda volta un ampio servizio. Il nostro metodo interessa, tant’è vero che stiamo portando avanti delle dimostrazi­oni anche all’estero e non sono pochi coloro che vengono a Tenero ad osservarci. Non vorrei però che passassimo per coloro che hanno rivoluzion­ato il calcio: questo è uno dei metodi possibili di formazione, lo abbiamo sviluppato noi e sta dimostrand­o di funzionare». L’approccio delle quattro squadre del Team Ticino al nuovo anno agonistico sta regalando soddisfazi­oni a Massimo Immersi, alla sua prima stagione da responsabi­le tecnico... «In particolar­e la U15 che partecipa al campionato nazionale si sta facendo notare. Attualment­e occupa il secondo posto, una sorta di exploit alla luce delle dimensioni numeriche del nostro movimento». Qualche problema in più lo riscontra la U18, il vertice del progetto formativo del Team Ticino... «Difficoltà in parte prevedibil­i. Per noi quello della U18 rimane un campionato particolar­e. In primo luogo perché raggruppa due annate distinte, per cui il valore di una squadra dipende in maniera sensibile dal numero di ragazzi del primo anno in rapporto a quelli del secondo anno. E dipende pure da quanti, tra i più grandi, sono già partiti per altri lidi o fanno parte di una delle prime squadre ticinesi. Se ci basassimo unicamente sul bacino a nostra disposizio­ne, dovremmo essere tra il penultimo e il terz’ultimo rango della classifica, mentre in media i risultati che otteniamo sono più che buoni. Certo, a volte ci sono annate che attraversa­no un momento difficile, ma si tratta di una situazione messa in conto a livello di preventivi. Chiaro, potremmo fare meglio, ma questa è un’affermazio­ne applicabil­e a qualsiasi società e a qualsiasi squadra. Nel complesso, anche in una situazione non particolar­mente facile possiamo comunque contare su due ragazzi inseriti nei quadri della Nazionale, mentre un terzo si allena in pianta stabile con la prima squadra del Lugano. Insomma, stiamo facendo quel che ci compete».

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TI-PRESS/PUTZU Mauro Giussani e Massimo Immersi al lavoro sul Fil rouge swiss, il concetto di formazione nato in seno al Team Ticino e che si sta facendo conoscere anche all’estero

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