Il filo conduttore del Team Ticino
Massimo Immersi, responsabile tecnico, e Mauro Giussani, spiegano come è nato il ‘Fil rouge swiss’, metodo di formazione applicato da cinque anni in seno all’associazione rossoblù.
Massimo Immersi,responsabile tecnico del Team Ticino, spiega come è nato il Fil rouge swiss, la metodologia di formazione applicata da cinque anni e messa a punto da Mauro Giussani: ‘Quattro esercizi di riferimento ai quali affiancare innumerevoli varianti, per allenare possesso e recupero palla, transizioni e movimento nello spazio, i concetti base della filosofia elvetica’
Il calcio sarà pure uno degli sport più vecchi, ma ciò non significa che nel corso dei decenni non abbia conosciuto modifiche e, a volte, vere e proprie rivoluzioni nelle regole e nella tattica. Evoluzione che di pari passo ha toccato l’aspetto formativo del gioco più bello del mondo, con nuove metodologie di allenamento tanto innovative da soppiantare (o affiancare) verità fino a quel momento considerate inattaccabili. Per chi ha i capelli per lo meno brizzolati, il “fil rouge” rimane ineluttabilmente legato a Giochi senza frontiere e alle indimenticabili telecronache di Ezio Guidi. Da cinque anni a questa parte, però, il termine ha trovato una sua collocazione anche nel panorama calcistico cantonale. Il Fil rouge swiss, infatti, è un metodo di formazione calcistica messo a punto da Mauro Giussani, in collaborazione con Massimo Immersi e Ales- sandro Mangiarratti, nell’ambito del Team Ticino e che verrà presentato a tutti gli allenatori interessati l’11 novembre e il 2 dicembre al Centro sportivo di Tenero (informazioni e iscrizione gratuita a segretariato@teamticino.ch). Un metodo la cui genesi è riconducibile, come ci spiega Massimo Immersi, responsabile tecnico del Team Ticino, a una semplice constatazione... «Negli anni ci si è resi conto di come molti allenatori si concentrassero su un frequente cambio di esercizi per allenare, in fondo, sempre lo stesso concetto. Con un considerevole dispendio di energie e troppi tempi morti per i ragazzi, costretti a concentrasi sul funzionamento dell’esercizio più che sul suo contenuto. L’idea del Fil rouge swiss è di semplificare le cose, associando una fase di gioco a un esercizio specifico, senza doverlo cambiare tutte le volte. Poi, è possibile apportare leggere modifiche per adattarlo alle proprie esigenze, ma il ragazzo sarà comunque in chiaro sullo svolgimento del compito e sul risultato che si vuole ottenere, in quanto partirà da un’idea e da movimenti già immagazzinati. I concetti sui quali si basa il Fil rouge swiss sono quattro: possesso palla, recupero palla, transizioni e occupazione degli spazi». In parole povere, l’essenza stessa del calcio. Non c’è il pericolo, con un’eccessiva ripetitività del lavoro, di annoiare i ragazzi? «No, perché ogni esercizio propone quattro sottovarianti (micro, mini, base e maxi). Inoltre, è possibile arricchire i movimenti con l’inserimento di regole, progressioni o recessioni. L’importante è che vengano mantenute invariate richieste, struttura e obiettivi. Svolgiamo 200 allenamenti all’anno e posso dire di non aver mai trovato un ragazzo annoiato». A conti fatti, l’obiettivo è di vedere trasportati in partita i movimenti appresi in allenamento... «La risposta dei ragazzi è positiva e i risultati pure. Da cinque anni stiamo lavorando con questo sistema, nel 2016 abbiamo introdotto l’evoluzione 2.0 e adesso stiamo implementando lo specifico difensivo e lo specifico offensivo. I concetti che cerchiamo di far passare in allenamento poi li rivediamo in campo durante le partite e non c’è nulla di più gratificante».
30’000 visualizzazioni in tre giorni
Il Fil rouge swiss sta ottenendo grande riscontro anche al di fuori dei confini... «Di recente abbiamo postato un video che in tre giorni ha ottenuto 30’000 visualizzazioni. Stiamo avendo grande successo sui vari social media e la rivista italiana “Il nuovo calcio”, una sorta di bibbia del settore, ci ha dedicato per la seconda volta un ampio servizio. Il nostro metodo interessa, tant’è vero che stiamo portando avanti delle dimostrazioni anche all’estero e non sono pochi coloro che vengono a Tenero ad osservarci. Non vorrei però che passassimo per coloro che hanno rivoluzionato il calcio: questo è uno dei metodi possibili di formazione, lo abbiamo sviluppato noi e sta dimostrando di funzionare». L’approccio delle quattro squadre del Team Ticino al nuovo anno agonistico sta regalando soddisfazioni a Massimo Immersi, alla sua prima stagione da responsabile tecnico... «In particolare la U15 che partecipa al campionato nazionale si sta facendo notare. Attualmente occupa il secondo posto, una sorta di exploit alla luce delle dimensioni numeriche del nostro movimento». Qualche problema in più lo riscontra la U18, il vertice del progetto formativo del Team Ticino... «Difficoltà in parte prevedibili. Per noi quello della U18 rimane un campionato particolare. In primo luogo perché raggruppa due annate distinte, per cui il valore di una squadra dipende in maniera sensibile dal numero di ragazzi del primo anno in rapporto a quelli del secondo anno. E dipende pure da quanti, tra i più grandi, sono già partiti per altri lidi o fanno parte di una delle prime squadre ticinesi. Se ci basassimo unicamente sul bacino a nostra disposizione, dovremmo essere tra il penultimo e il terz’ultimo rango della classifica, mentre in media i risultati che otteniamo sono più che buoni. Certo, a volte ci sono annate che attraversano un momento difficile, ma si tratta di una situazione messa in conto a livello di preventivi. Chiaro, potremmo fare meglio, ma questa è un’affermazione applicabile a qualsiasi società e a qualsiasi squadra. Nel complesso, anche in una situazione non particolarmente facile possiamo comunque contare su due ragazzi inseriti nei quadri della Nazionale, mentre un terzo si allena in pianta stabile con la prima squadra del Lugano. Insomma, stiamo facendo quel che ci compete».