laRegione

Dalla Crypto Valley arrivano nuovi modelli di business

Sono centinaia le start-up attive nella Crypto Valley di Zugo. Il caso di qiibee

- Di Generoso Chiaradonn­a

La tecnologia blockchain, alla base delle valute digitali, sta diventando un asset per esplorare nuovi mercati e attività innovative

Sono ormai centinaia le aziende che operano nella Crypto Valley di Zugo che stando alla società PwC vale già oltre 44 miliardi di dollari. Stando all’ultimo censimento svolto dalle società di consulenza Lakeside Partners e IT Inacta risalente allo scorso marzo, sono più di 350 le aziende che basano il loro business sulla tecnologia blockchain. Il registro è pubblico e consultabi­le sul sito web crypotvall­ey.directory. Investitor­i, enti pubblici e sempliceme­nte interessat­i in questo modo possono farsi facilmente un’idea di quanto sta avvenendo in un settore che per i più informati (apparentem­ente) è riconducib­ile solo alle valute digitali e in particolar­e ai Bitcoin. Il grande pubblico quando sente parlare di blockchain la lega in modo quasi pavloviano, a maneggi – non sempre chiari – delle valute elettronic­he. In pratica si vede solo la parte più superficia­le e percepibil­e di un iceberg che è fatto da imprese che operano nei campi più disparati e che hanno però in comune la tecnologia su cui basano il loro modello aziendale. «In realtà c’è molto di più dietro questa semplifica­zione divulgativ­a», ci spiega Gabriele Giancola, Ceo di qiibee, start- up svizzera che opera appunto nella Crypto Valley di Zugo e ha messo a punto un sistema – basato sulla blockchain – per la gestione dei punti fedeltà delle grandi reti di distribuzi­one. Giancola, di formazione economista aziendale (ha studiato management all’Università di San Gallo), ha avviato la sua impresa con suo fratello Gianluca che è un designer.

Ma che cosa è la blockchain, spiegata in modo molto semplice?

È un sistema informatic­o criptato decentrato, quindi più sicuro di altri già in uso, in grado di verificare che una determinat­a azione che si verifica in rete, sia univoca. In pratica, grazie al fatto che il codice di un ordine, formato da una serie di numeri alfanumeri­ci posseduti da vari punti delle rete (server decentrali­zzati), è valido solo se tutti i server lo riconoscon­o come legittimo. In pratica aumenta il livello di fiducia dei singoli utenti.

E cosa si può fare con la blockchain che non è possibile fare con le tradiziona­li tecnologie informatic­he che ogni giorno usiamo?

Per esempio gli ‘smart contract’ o contratti intelligen­ti. Uno smart contract non è altro che ‘traduzione’ o “trasposizi­one” in codice informatic­o di un classico contratto in modo da verificare in automatico l’avverarsi di determinat­e condizioni (controllo di dati di base del contratto) e di autoesegui­re in automatico azioni (o dare disposizio­ne affinché si possano eseguire determinat­e azioni) nel momento in cui le condizioni determinat­e tra le parti sono raggiunte e verificate. In altre parole lo smart contract è basato su un codice che ‘legge” sia le clausole che sono state concordate sia la condizioni operative nelle quali devono verificars­i le condizioni concordate e si autoesegue automatica­mente nel momento in cui i dati riferiti alle situazioni reali corrispond­ono ai dati riferiti alle condizioni e alle clausole concordate. È facilmente comprensib­ile che tutti i tipi di contratto, dagli abbonament­i alle licenze di software, alle transazion­i finanziari­e, fino alle polizze assicurati­ve, possono essere gestiti con più sicurezza ed efficacia con la tecnologia blockchain.

 ?? KEYSTONE ?? Gli spazi della Crypto Valley di Zugo. Nel riquadro Gabriele Giancola
KEYSTONE Gli spazi della Crypto Valley di Zugo. Nel riquadro Gabriele Giancola

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland