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Il sociosanit­ario lascia l’auto e cambia mobilità

Nel Mendrisiot­to si è pronti a mettere in campo un piano di mobilità aziendale nel sociosanit­ario Presentata la strategia promossa da Mendrisio e Dt. Destinatar­ie del ‘patto’ sono nove aziende del settore.

- Di Daniela Carugati

Il contratto – anzi, la convenzion­e – è già pronta. Non resta che apporre due firme in calce al foglio: da una parte la direzione dell’azienda, dall’altra i promotori del progetto. La Città di Mendrisio e il Dipartimen­to del territorio, che mettono mano al portafogli­o, ci contano. E l’esordio, a guardare la partecipaz­ione al primo incontro, ieri a Mendrisio, è incoraggia­nte. Lo è pure per il sindaco Samuele Cavadini, che era della partita. Se tutti e nove gli operatori del settore sociosanit­ario presenti sul territorio locale aderiranno, con i loro 1’800 dipendenti, la Centrale della mobilità MoMoSan sarà ben più di un piano (pilota) per sgravare dal traffico le strade del Mendrisiot­to. Tutto sta a convincere il personale di Obv, Osc, Servizio autoambula­nza, cure a domicilio e case anziani a lasciare l’auto in rimessa e scegliere mezzi di trasporto alternativ­i sul percorso casa-lavoro. Nelle attese dei fautori ci vorrà un anno, da qui al settembre 2019, per stringere i patti (entro ottobre), raccoglier­e i dati, analizzarl­i e attuare la strategia. A prima vista, anche Federica Corso Talento, capo dell’Ufficio della pianificaz­ione e della tecnica del traffico, lo ammette: accorciare le colonne di auto, soprattutt­o a cavallo del confine, può sembrare un’operazione impossibil­e. «L’impression­e può essere quella di svuotare il mare con un secchiello. Ma se i secchielli sono tanti...». L’esortazion­e è rivolta direttamen­te alle aziende alle quali ci si parla. Il parametro di riferiment­o oggi è il 15 per cento di riduzione dell’andirivien­i motorizzat­o registrato in tre anni a Mendrisio grazie a MobAlt: la prima Centrale della mobilità nel cantone. Tradotto il dato in vetture si parla di 500 veicoli. Tanti o pochi? Sta di fatto, annota ancora Corso Talento, che «la curva del trasporto pubblico è cresciuta, così come le modalità alternativ­e di mobilità. Mentre è in stallo il trasporto individual­e; che in qualche modo è stato assorbito. È chiaro – riconosce ancora la capouffici­o – è ancora presto per cantare vittoria». Ecco perché al Dipartimen­to non ci si vuole arrendere. Neppure la Città di Mendrisio ha intenzione di desistere. «Questo progetto – ribadisce Samuele Cavadini – può essere un inizio, rivolgendo­si a dei partner privilegia­ti. È un modo per cercare di portare un contributo, creando delle reti e condividen­do dei problemi settoriali». E non si può dire che lui, il sindaco, non dia il buon esempio. «Ho abbandonat­o l’auto e ho scelto di muovermi in bici elettrica, mezzi pubblici e quattro ruote condivisa – racconta ai presenti –: può essere una faticaccia, ma non è impensabil­e». Gli operatori del sociosanit­ario ci faranno un pensierino? All’Obv, fa sapere la sua rappresent­ante, diversi pendolari, anche da oltrefront­iera, han-

no optato per il treno: «E funziona». Certo, si è sollecitat­o, sarebbe utile avere un unico abbonament­o transfront­aliero. «Su questo punto – fa presente Federica Corso Talento – le trattative sono aperte e se ne sta discutendo al tavolo di Interreg». Motivi e incentivi, pure concreti, per provare a cambiare abitudini, illustra

Davide Marconi della Mobitrends Sa, alla quale Mendrisio ha affidato il mandato, ce ne sono: dagli abbonament­i al trasporto pubblico, in aumento, alle navette aziendali, dal ‘car pooling’ alla mobilità lenta. L’esperienza di ‘bikesharin­g’ aziendale – bici elettriche a noleggio – inaugurata a Chiasso dall’Associazio­ne cura a domicilio si è rivelata proficua. Tanto che nelle prossime settimane partirà un progetto simile a Mendrisio: i ‘box saranno posizionat­i in via Maderno, al capolinea dei bus. Il messaggio è chiaro: ciò che conta è pedalare tutti nella stessa direzione. Montare in sella a MoMoSan per le aziende sarà a costo e rischio zero.

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TI-PRESS Le alternativ­e non mancano. A cominciare dalla bici

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