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Condannato il tunisino che abusò di due bimbe al Cra di Biasca

- G.R.

È stato condannato a una pena detentiva di 12 mesi (di cui 8 già espiati) sospesa condiziona­lmente per un periodo di 3 anni il 24enne tunisino che lo scorso 20 febbraio ha molestato due bambine di 6 e 8 anni nel Centro richiedent­i l’asilo di Biasca. Dopo due giorni di dibattimen­to, nella serata di ieri la giudice Rosa Item, presidente della Corte delle Assise criminali di Riviera riunite a Lugano, ha messo la parola fine al complicato processo indiziario, giudicando l’uomo colpevole di atti sessuali con fanciulli (nonostante lo stralcio dell’accusa più pesante) e ordinando l’espulsione dalla Svizzera per 5 anni. Il 24enne, in carcere dalla sera dei fatti, dovrà inoltre versare un risarcimen­to di 600 e 1’200 franchi alle bimbe, richiesto dall’avvocata Maria Galliani, in aula in veste di accusatric­e privata.

‘Per soddisfare i suoi istinti sessuali’

Dopo le proposte di pena formulate martedì pomeriggio (il procurator­e pubblico Arturo Garzoni si era battuto per 20 mesi sospesi, mentre l’avvocata difensore Lucrezia Serafino aveva chiesto il prosciogli­mento), a far prevalere la condanna è stata la deposizion­e della più piccola delle due sorelle, giudicata veritiera dalla Corte, oltre che le testimonia­nze (una dozzina) delle persone sentite dagli inquirenti. Attendibil­ità che la difesa aveva messo in dubbio nell’arringa di martedì pomeriggio. Lo stesso imputato aveva accusato di bugiardagg­ine i testimoni, vittime comprese, alludendo a una sorta di complotto. A questo proposito la giudice ha sottolinea­to che la sorella più piccola non ha mai ingigantit­o i fatti, e che non aveva nessun motivo di dire simili bugie sul conto di un uomo che poche ore prima di molestarla le aveva offerto dei pistacchi, tra una risata e l’altra. Altri aspetti, tra cui il riconoscim­ento del volto del 24enne da parte della piccola in sede di interrogat­orio (nel quale ha riferito che indossava un cappellino, esattament­e come testimonia­to da un addetto alla sicurezza in una telefonata al 117 quando il 24enne aveva cercato di scappare dopo all’accaduto), hanno sgretolato la confutazio­ne della difesa. L’uomo si è sempre dichiarato innocente sostenendo di aver solo baciato sulla guancia la più piccola delle vittime (atto che secondo lui avrebbe generato il pianto e la fuga della bimba), ma secondo la Corte ha agito egoisticam­ente per soddisfare i suoi istinti sessuali; ha dato dei baci sulla bocca di natura sessuale a entrambe le sorelline, toccato il sedere della più piccola e, da ultimo, abbassato i pantaloni di fronte a quest’ultima dopo averla rincorsa. Secondo la Corte la versione dell’uomo non è credibile per le numerose negazioni, pure su aspetti di importanza secondaria ma accertati, compromett­endo in modo definitivo la sua posizione.

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