Rissa con coltello, si chiude il cerchio
Rinviato a giudizio dinanzi alla Corte delle assise Criminali di Lugano dal procuratore pubblico Antonio Perugini anche il 45enne di nazionalità cubana coinvolto nella rissa con accoltellamento avvenuta il 21 ottobre 2017 all’esterno della discoteca Blu Martini, in pieno centro a Lugano. L’uomo è il presunto accoltellatore ed era stato arrestato il 16 novembre 2017 in Italia in base a un mandato di arresto internazionale spiccato dal Ministero pubblico e quindi estradato lo scorso 6 agosto. Le principali ipotesi di reato nei confronti del 45enne sono quelle di tentato omicidio intenzionale, subordinatamente lesioni gravi, subordinatamente lesioni semplici qualificate e rissa. Si chiude così il cerchio attorno al grave fatto di sangue, in cui rimasero ferite quattro persone, che capitò in pieno centro a Lugano, verso le 3.40 e coinvolse nella lite una decina di persone. Un protagonista, un giovane albanese di 25 anni, il 27 agosto scorso è stato condannato a 3 anni e 6 mesi e all’espulsione per 10 anni dalla Svizzera con l’accusa di aver fatto scattare la violenta zuffa e di aver trasportato, custodito e spacciato stupefacenti. La sentenza pronunciata dalla Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ha optato per una pena più severa rispetto a quanto richiesto dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri, che puntava ad una condanna a 3 anni e 4 mesi. Nella rissa con accoltellamento parteciparono, fra l’altro, oltre al cubano, anche un 23enne svizzero d’origine serba e un 23enne di nazionalità boliviana. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, la rissa ebbe un antefatto risalente a pochi giorni prima dell’episodio successo fuori dalla discoteca cittadina. Era il 14 ottobre, quando il fratello del 22enne restò vittima di un pestaggio, sempre nel centro di Lugano. Un pestaggio che scatenò la voglia di vendetta tramutatasi nella spedizione punitiva, culminata nell’accoltellamento. Uno scontro tra bande: i sudamericani da una parte, gli albanesi dall’altra. Il boliviano aveva peraltro con sé una pistola. Anche il giovane svizzero d’origine serba e il 23enne boliviano dovranno rispondere, in via principale, di tentato omicidio. Nei loro confronti, il procuratore pubblico Perugini ipotizza pure i reati di rissa, lesioni gravi e infrazione alla legge federale sulle armi.