laRegione

E non ce ne voglia re Mida

- Di Christian Solari

Tanto tuonò che (non) piovve. Ma è innegabile che l’aria sia pervasa da quella fastidiosa umidità che non vuol proprio saperne di andar via. Una bruma fitta, anzi fittissima, a cui a Davos non sono abituati. Sempliceme­nte perché, lasciando perdere le metafore, sono ventidue anni che all’ombra dello Jakobshorn tutto va più o meno come deve. Da quando, cioè, in panchina è arrivato tale Arno Del Curto, il più atipico tra gli allenatori. Non perché (da perfezioni­sta qual è) passa buona parte del tempo a scuotere il capo imprecando, bensì perché – appunto – dal 1996 fa e disfa come meglio gli pare e piace, quasi fosse la risposta hockeistic­a al grande vecchio del calcio, Alex Ferguson. In un mondo in cui non solo non c’è più nulla che duri, ma in cui si fa pure in fretta ad annoiarsi. Su un fronte come sull’altro, tant’è vero che non molto tempo fa, ironicamen­te (o magari no?) un allenatore nostrano si lamentava di quanto gli fosse difficile dopo solo un paio di stagioni trovare le parole giuste affinché la squadra continuass­e a stare a sentirlo, invece di voltarsi dall’altra parte. Basterebbe quello per realizzare quant’è dura durare, senza neppure dover tirare in ballo la tattica (pur se in verità si dovrebbe, siccome non dev’essere per nulla facile restare ai vertici per tanto tempo sostanzial­mente con lo stesso sistema di gioco). Ora, però, qualcosa a Davos è cambiato. E sarà vero, che è stato lo stesso Del Curto a chiedere rinforzi («Non posso più fare tutto da solo, sennò impazzisco», ha detto ai microfoni di Srf), ma ciò che conta è solo il risultato. E il risultato dice che adesso in panchina il vulcanico tecnico di St. Moritz si ritrova a fianco dell’ex capitano Sandro Rizzi, un tempo vice ‘diesse’, mentre il responsabi­le della formazione – ovvero René Müller – è stato promosso a direttore sportivo. Tuttavia, le ‘intuizioni’ di quest’ultimo d’ora in poi dovranno passare da una commission­e ad hoc, composta oltre che da Müller stesso (e dal sempiterno Del Curto), pure dal presidente Gaudenz Domenig, dal Ceo Marc Gianola e da un altro esponente del Cda. Insomma, è l’improvvisa fine del ‘One man show’. Invocata, prima ancora che dallo stesso allenatore engadinese, dalle cifre impietose proposte fin qui dalla classifica. Se sia la fine di un’era, sarà la storia a dirlo: per ora si può soltanto parlare di un mercato in tono minore che ha dato vita a un contingent­e troppo giovane e con un po’ meno stoffa rispetto al solito. Tanto da rendere la vita durissima pure ad Arno Del Curto, a cui viene attribuita la facoltà di saper trasformar­e in oro qualsiasi cosa tocchi. Un po’ come re Mida, che tuttavia è bene lasciare alla mitologia da cui proviene.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland