Cultura da ricevere e trasmettere
Con il biglietto numero 6155, staccato ieri sera, giunge quasi alla conclusione «Il patrimonio si racconta». Restano solo domani e dopo, infatti, prima della chiusura definitiva. L’esposizione – organizzata dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport per il tramite della Divisione della cultura e degli studi universitari – ha accompagnato per sette settimane, dal 4 settembre, il passaggio dall’estate all’autunno e ha portato al Castello di Sasso Corbaro di Bellinzona un ragguardevole numero di visitatori. Il Cantone ha così segnato la propria partecipazione all’Anno europeo (…)
Segue dalla Prima (…) del patrimonio, a cui la Confederazione ha aderito, e ha convogliato le energie dei nove istituti o programmi di ricerca partecipanti verso una rinnovata visione culturale fatta di sinergie e spirito di squadra. Ne è testimonianza la pubblicazione che ha accompagnato la mostra, disponibile in forma cartacea o sfogliabile, sul sito dell’Osservatorio culturale del Cantone Ticino. Diamo ora qualche numero particolarmente rappresentativo. Il riscontro del pubblico è stato notevole, così come quello dimostrato dalle scuole elementari, medie e superiori verso l’esposizione e le attività collaterali: sono giunti al Castello più di mille allievi dei vari ordini di scuole e tutti hanno partecipato a visite guidate. Si tratta di un sesto dei visitatori totali. La collaborazione con la Divisione della scuola è stata preziosa: gli allievi, provenienti da 24 scuole di tutto il cantone, hanno esplorato il patrimonio culturale ticinese con uno sguardo nuovo, passando dalla zona immersiva – il filmato della Rsi e la Wunderkammer – a quella più «laboratoriale», dove gli istituti e i programmi di ricerca coinvolti hanno potuto mostrare il dietro le quinte del loro lavoro. Anche le iscrizioni alle attività d’approfondimento sono state numerose e hanno coinvolto un totale di 47 classi: gli studenti hanno potuto conoscere i depositi degli istituti e il patrimonio in essi custodito, ancora troppo «sommerso», e le molteplici professioni legate alla cultura e alla sua conservazione e promozione. Tale sarà la sfida futura: portare alla luce questi giacimenti in modo da diffondere la consapevolezza del nostro passato e della nostra identità. La cultura è eredità che ognuno riceve e trasmette. L’Osservatorio culturale del Cantone Ticino ha colto l’occasione per sondare le reazioni suscitate dall’esposizione attraverso un questionario proposto all’uscita. Oltre 400 sono i sondaggi compilati dai visitatori più giovani, gran parte dei quali è rimasta entusiasta in particolare della Wunderkammer. Un piccolo aneddoto, significativo del nostro tempo: uno studente ha apprezzato un oggetto che forse ai più «vissuti» tra noi sembrerà normale, riferendo di essere rimasto davvero sorpreso dalla macchina da scrivere: «Mai vista una!». Un’altra visitatrice ha lasciato scritto sul libro degli ospiti: «Pensavo che sarebbe stato noioso e brutto, ma mi sbagliavo. È magnifico». Una frase così ci indica che l’obiettivo dell’esposizione è stato raggiunto. Più di 300 sono stati, invece, i sondaggi compilati dagli adulti (provenienti per la maggior parte dal Ticino, poi dal resto della Svizzera, dall’Italia e dalla Germania). I suggerimenti ricevuti spaziano dall’aspetto economico (aumentare le risorse destinate alla cultura o rendere di libero accesso le strutture) a quello educativo (parlare maggiormente del patrimonio nelle scuole o istituire una giornata annuale in Ticino per informare la popolazione). In meno di due mesi, infine, si sono tenuti nell’ambito de “Il patrimonio si racconta”, oltre alla partecipazione all’inaugurazione del centro culturale La Filanda a Mendrisio, altri sei eventi collaterali presso le Biblioteche cantonali di Lugano, Bellinzona e Locarno: presentazioni di libri, tavole rotonde, conferenze. Insomma, in Ticino c’è offerta e domanda di una «cultura diffusa». Saranno proprio queste ultime due parole, così ricche e così impegnative, il Leitmotiv dei prossimi anni. La Convenzione di Faro, su cui il Consiglio federale a fine del 2017 ha lanciato una discussione per la ratifica, chiede di creare condizioni favorevoli per porre il patrimonio al centro dell’attenzione sociale, migliorarne l’accesso e rafforzarne l’aspetto fruitivo da parte del pubblico. Obiettivi sottolineati dall’Anno europeo del patrimonio e in perfetta coesione con il programma della politica federale. Così, anche se “Il patrimonio si racconta” chiude fra due giorni un capitolo del suo eterno romanzo, le molteplici trame di questa storia sono pronte ad intrecciarsi ancora con altri fili (come quelli dell’educazione, dell’economia e del turismo) per produrre un nuovo tessuto fiammante, un vestito variopinto e di tutte le taglie, adatto all’estate quanto all’inverno, nella miglior tradizione culturale europea.