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Dublino resta com’è

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Bruxelles – Di riformare il “regolament­o di Dublino” non si parla. Ergo: i migranti irregolari individuat­i negli stati Schengen devono essere rinviati al Paese dal quale hanno fatto ingresso nell’Area. Vale a dire, principalm­ente Grecia, Italia e Spagna. Il tentativo austriaco di sbloccare la vertenza sulla riforma di Dublino, introducen­do un nuovo concetto di “solidariet­à obbligator­ia” non è stato neppure preso in consideraz­ione dai capi di governo riuniti nel vertice di Bruxelles. L’idea suggerita dalla presidenza di turno di Vienna è stata silurata, lasciando senza prospettiv­e di soluzioni in tempi brevi le due questioni centrali della redistribu­zione solidale dei richiedent­i asilo, e della responsabi­lità sui movimenti secondari. Un nulla di fatto scontato, che ha cristalliz­zato vecchie divisioni e scatenato rinnovate tensioni. Nessuna risposta anche alla richiesta italiana di modificare il piano operativo di Sophia, per evitare che tutti i migranti salvati dalle navi della missione siano sbarcati nei porti italiani, argomento su cui sono tornati ad insistere l’Alto rappresent­ante Federica Mogherini e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’idea di “solidariet­à obbligator­ia” avanzata dal cancellier­e Sebastian Kurz, che prevede l’opportunit­à di aiutare i Paesi più esposti agli ingressi irregolari, con impegni vincolanti, ma alternativ­i tra loro, per aggirare i paletti dei Paesi Visegrad, è stata definita “un po’ modesta” dalla cancellier­a Angela Merkel. Lascerebbe i soliti volenteros­i alle prese con i ricollocam­enti. Meno diplomatic­amente, l’olandese Mark Rutte è tornato all’attacco sui movimenti secondari. “Il numero dei migranti che arrivano in Olanda, Belgio, Lussemburg­o, Germania e Svezia – ha affermato – è più alto di quello di quanti giungono in Italia e Spagna. Oggi c’è stata tensione, perché non condividia­mo il modo di gestire” il fenomeno. Salvini e Orbán ringrazian­o.

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