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Infocentro: spiraglio da Berna

Consegnate ieri 7’665 firme per non demolirlo. Il Di rivela: trattative ancora in corso con armasuisse

- SAM

Con una spesa di 800mila franchi, l’edificio sarebbe adattato per ospitare i servizi Spitex. Prima però potrebbe acquistarl­o l’esercito.

Tramite raccolta firme online e formulari scritti – nella proporzion­e di circa il 50% – è stata massiccia la partecipaz­ione della popolazion­e delle Tre Valli ma non solo schierata a difesa dell’Infocentro AlpTransit di Pollegio, sul quale incombe l’ordine di demolizion­e il prossimo 31 dicembre. Le 7’665 firme raccolte in un mese di tempo sono state consegnate ieri alla cancelleri­a del Consiglio di Stato dal presidente Ppd Fiorenzo Dadò, dal segretario cantonale Nicolò Parente e dal presidente del distretto Ppd Blenio Simone Ghisla. «Si tratta di un edificio in ottimo stato che può avere un futuro. Rappresent­a 20 anni di storia di un cantiere che ha permesso la realizzazi­one di un’opera secolare – ha dichiarato Nicolò Parente –. È la testimonia­nza di tanti sacrifici da parte degli operai AlpTransit ma anche della pazienza avuta dagli abitanti delle Tre Valli durante la realizzazi­oni di grandi opere cantonali e federali sul loro territorio». Sul possibile utilizzo dello stabile, il granconsig­liere Simone Ghisla – cofirmatar­io di una delle due mozioni pendenti che chiedono al governo di attivarsi per impedirne l’abbattimen­to – ha ricordato l’interesse avanzato dall’associazio­ne Servizio d’assistenza e cura a domicilio Tre Valli (Spitex), la quale ha già effettuato uno studio di fattibilit­à sul riutilizzo dell’Infocentro. È emerso che sarebbero necessari 800mila franchi per la riconversi­one: addirittur­a meno, ha fatto notare Ghisla, del milione previsto per il suo abbattimen­to.

Ministro Gobbi ottimista

«Sono positivame­nte orientato a dire che una soluzione si potrà trovare». Contattato dalla ‘Regione’, il ministro Norman Gobbi spiega che dopo un primo fallimento delle trattative con la Confederaz­ione, negli ultimi tempi il Cantone si è di nuovo attivato per cercare di trovare una soluzione. «L’unico che può salvare l’Infocentro è l’esercito. E ci siamo mossi in tal senso», aggiunge Gobbi. Il Dipartimen­to delle istituzion­i (Di) che dirige ha il ruolo di mediatore tra la ditta privata AlpTransit San Gottardo, attuale proprietar­ia, e il potenziale cliente, la Confederaz­ione tramite il Dipartimen­to federale della difesa, della protezione della popolazion­e e dello sport (Ddps). Un’acquisizio­ne, aggiunge Gobbi, che non è tuttavia scontata. L’edificio costato 11 milioni di franchi si trova in zona non edificabil­e, sul sedime che interessa armasuisse per potervi insediare la piazza d’istruzione per le truppe sanitarie ora presente alla Saleggina, a Bellinzona, dov’è previsto l’ospedale cantonale. Se l’ultima versione di armasuisse prevedeva il ritiro del terreno senza edificio, ora potrebbe cambiare idea. Il Di, spiega Gobbi, ha infatti riportato sul tavolo del Ddps al-

cuni elementi «che non erano stati sufficient­emente presi in consideraz­ione dai responsabi­li di armasuisse quando scartarono la possibilit­à di tenere l’Infocentro». Se la trattativa andasse a buon fine, in un secondo momento si potrebbe avviare l’iter per il cambio di destinazio­ne e valutare quali servizi inserire.

Simone Ghisla non si ricandida

In occasione delle prossime elezioni cantonali il granconsig­liere Simone Ghisla saluta la politica. Il deputato, presente ieri alla consegna delle firme, ha annunciato che non intende ricandidar­si tra le fila del Partito popolare democratic­o per sollecitar­e un secondo mandato, dopo essere stato eletto nel 2015. Il medico bleniese 35enne, che nel frattempo ha spostato il domicilio nel Locarnese, stanco dei tempi lunghi della politica ci ha rivelato di voler dedicare il suo tempo a carriera profession­ale e famiglia.

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TI-PRESS/CRINARI La consegna a Bellinzona da parte degli esponenti Ppd Parente, Dadò e Ghisla

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