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‘Non arrivai in tempo’

Dopo il maltempo, ecco il sereno. Damien Brunner ha sconfitto la malasorte ed è tornato. E oggi sfiderà i suoi ex compagni.

- Di Marco Maffiolett­i

La lunga odissea di Damien Brunner, reduce da tanti infortuni e peripezie in quel di Lugano, pare essere finita. «Ora sto davvero bene – esordisce il 32enne –. Non ha senso dire una percentual­e, ma mi sento fisicament­e a posto. Chiarament­e è un processo lungo, e so che per tornare al massimo ci vorrà ancora tempo. Nelle prime 10 partite di campionato il mio obiettivo era riprendere la confidenza e pensare soprattutt­o a me stesso. Direi che sono riuscito in questo intento, ogni partita sto migliorand­o, vado più diretto verso la porta e creo parecchie occasioni da gol. Contro il Friborgo, martedì scorso, ho disputato il mio miglior match stagionale». Lo zurighese ha passato momenti difficili, ma non ha mai mollato. «Nella mia testa non ho pensato nemmeno un secondo al ritiro dalle competizio­ni. Anche il mio modo di affrontare una sfida, il mio approccio all’hockey non è cambiato. A livello mentale non ho faticato molto, pur se sono stato aiutato da un mentalcoac­h. È stato assai più difficile l’aspetto fisico. Tornare in palestra, recuperare la condizione fisica, ricostruir­e il muscolo e poi il ritorno sul ghiaccio: ritrovare la velocità, i movimenti e affrontare i duelli». E ora, dopo il maltempo, ecco il sereno. «Qui mi trovo magnificam­ente, si respira un’atmosfera familiare, c’è molta tranquilli­tà, ma allo stesso tempo la struttura della società è molto profession­ale». A Bienne la concorrenz­a è molta, con i vari Riat, Künzle, Schmutz e Hügli, tutti attaccanti destri di valore. «Certo, ma nemmeno a Lugano si scherzava, con i vari Fazzini, Bürgler, Walker. È ovviamente un vantaggio avere così tante pedine di qualità, permette di avere 4 blocchi omogenei e si può imprimere maggior ritmo». Nonostante la sfortuna vissuta in riva al Ceresio, Damien serba bei ricordi. «Mi mancano in particolar modo le cene con Dario BürValasci­a,

gler e sua moglie. E poi il clima caldo della Resega, più in generale direi lo charme del Ticino». Brunner, a differenza di altri elementi della sua generazion­e – l’ultimo in ordine di tempo è stato il difensore Blum –, non ha ancora dato l’addio alla Nazionale. «Ma per ambire a tornare nel giro devo evidenteme­nte giocare meglio di quanto sto facendo attualment­e», afferma l’ala senza giri di parole e con profonda onestà, malgrado il suo bilancio

finora sia positivo. Sono in effetti 4 le reti segnate dall’ex Detroit in questo inizio di campionato. Un campionato orfano del suo Kloten... «Fa male, fa tanto male. È il mio club, sono cresciuto lì, tutti i miei idoli portavano quella maglia. Ricordo bene la sera della relegazion­e. Noi del Lugano giocavamo la finale all’Hallenstad­ion praticamen­te in contempora­nea al match decisivo tra gli Aviatori e il Rapperswil. Io, in qualità di giocatore infortunat­o,

sarei dovuto rientrare in auto con Roland Habisreuti­nger e JJ Aeschliman­n. Quando la nostra sfida terminò, dissi loro che non sarei tornato insieme. Presi un taxi e mi recai a Kloten, ma non feci in tempo ad arrivare. Poco prima di entrare alla Swiss Arena il Rapperswil segnò la rete decisiva. Spero veramente che gli zurighesi possano ritornare in fretta in National League». E, a dar loro una mano, c’è anche il fratello Adrian. «Sono felicissim­o

di ciò. C’è bisogno appunto di gente con le radici locali, ragazzi attaccati alla società, per ricostruir­e e tentare la scalata». E chissà, magari un giorno Damien e Adrian si ritroveran­no insieme per l’ultima tappa della carriera a difendere i colori della loro città. «Non penso così avanti, preferisco vivere e concentrar­mi sul presente, ma sarebbe ovviamente fantastico poter concludere questo lungo cammino al fianco di mio fratello».

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KEYSTONE ‘Qui si respira un’atmosfera familiare, ma allo stesso tempo la struttura del club è molto profession­ale’

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