‘Non arrivai in tempo’
Dopo il maltempo, ecco il sereno. Damien Brunner ha sconfitto la malasorte ed è tornato. E oggi sfiderà i suoi ex compagni.
La lunga odissea di Damien Brunner, reduce da tanti infortuni e peripezie in quel di Lugano, pare essere finita. «Ora sto davvero bene – esordisce il 32enne –. Non ha senso dire una percentuale, ma mi sento fisicamente a posto. Chiaramente è un processo lungo, e so che per tornare al massimo ci vorrà ancora tempo. Nelle prime 10 partite di campionato il mio obiettivo era riprendere la confidenza e pensare soprattutto a me stesso. Direi che sono riuscito in questo intento, ogni partita sto migliorando, vado più diretto verso la porta e creo parecchie occasioni da gol. Contro il Friborgo, martedì scorso, ho disputato il mio miglior match stagionale». Lo zurighese ha passato momenti difficili, ma non ha mai mollato. «Nella mia testa non ho pensato nemmeno un secondo al ritiro dalle competizioni. Anche il mio modo di affrontare una sfida, il mio approccio all’hockey non è cambiato. A livello mentale non ho faticato molto, pur se sono stato aiutato da un mentalcoach. È stato assai più difficile l’aspetto fisico. Tornare in palestra, recuperare la condizione fisica, ricostruire il muscolo e poi il ritorno sul ghiaccio: ritrovare la velocità, i movimenti e affrontare i duelli». E ora, dopo il maltempo, ecco il sereno. «Qui mi trovo magnificamente, si respira un’atmosfera familiare, c’è molta tranquillità, ma allo stesso tempo la struttura della società è molto professionale». A Bienne la concorrenza è molta, con i vari Riat, Künzle, Schmutz e Hügli, tutti attaccanti destri di valore. «Certo, ma nemmeno a Lugano si scherzava, con i vari Fazzini, Bürgler, Walker. È ovviamente un vantaggio avere così tante pedine di qualità, permette di avere 4 blocchi omogenei e si può imprimere maggior ritmo». Nonostante la sfortuna vissuta in riva al Ceresio, Damien serba bei ricordi. «Mi mancano in particolar modo le cene con Dario BürValascia,
gler e sua moglie. E poi il clima caldo della Resega, più in generale direi lo charme del Ticino». Brunner, a differenza di altri elementi della sua generazione – l’ultimo in ordine di tempo è stato il difensore Blum –, non ha ancora dato l’addio alla Nazionale. «Ma per ambire a tornare nel giro devo evidentemente giocare meglio di quanto sto facendo attualmente», afferma l’ala senza giri di parole e con profonda onestà, malgrado il suo bilancio
finora sia positivo. Sono in effetti 4 le reti segnate dall’ex Detroit in questo inizio di campionato. Un campionato orfano del suo Kloten... «Fa male, fa tanto male. È il mio club, sono cresciuto lì, tutti i miei idoli portavano quella maglia. Ricordo bene la sera della relegazione. Noi del Lugano giocavamo la finale all’Hallenstadion praticamente in contemporanea al match decisivo tra gli Aviatori e il Rapperswil. Io, in qualità di giocatore infortunato,
sarei dovuto rientrare in auto con Roland Habisreutinger e JJ Aeschlimann. Quando la nostra sfida terminò, dissi loro che non sarei tornato insieme. Presi un taxi e mi recai a Kloten, ma non feci in tempo ad arrivare. Poco prima di entrare alla Swiss Arena il Rapperswil segnò la rete decisiva. Spero veramente che gli zurighesi possano ritornare in fretta in National League». E, a dar loro una mano, c’è anche il fratello Adrian. «Sono felicissimo
di ciò. C’è bisogno appunto di gente con le radici locali, ragazzi attaccati alla società, per ricostruire e tentare la scalata». E chissà, magari un giorno Damien e Adrian si ritroveranno insieme per l’ultima tappa della carriera a difendere i colori della loro città. «Non penso così avanti, preferisco vivere e concentrarmi sul presente, ma sarebbe ovviamente fantastico poter concludere questo lungo cammino al fianco di mio fratello».