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Rivitalizz­are un terzo dei fiumi

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Danubio, Tamigi, Reno, Arno: bastano pochi nomi per far scorrere nella nostra mente secoli di storia, quella con la S maiuscola. I corsi d’acqua sono di vitale importanza per la cultura, l’economia e la vita dell’uomo, oltre a costituire l’ecosistema più complesso e ricco di vita del continente. Eppure in tutta Europa i fiumi sono minacciati dalla cattiva gestione, dallo sfruttamen­to, dai veleni e dal cemento. Da un recente rapporto è emerso che solo il 40% dei fiumi europei è ancora in condizioni accettabil­i. E la Svizzera non può vantare percentual­i più elevate. Solo un fiume su dieci scorre ancora nel suo letto naturale e delle 54 specie di pesci indigeni, 8 sono scomparse e ben 34 sono minacciate. «Un bilancio che potrebbe aggravarsi a causa dei cambiament­i climatici e della grave siccità dell’estate 2018» spiega Francesco Maggi, responsabi­le WWF Svizzera italiana. Per fortuna, la Svizzera si è dotata di una legislazio­ne lungimiran­te che mira a rivitalizz­are i corsi d’acqua coniugando biodiversi­tà, svago e protezione contro le piene. L’obiettivo è ambizioso, entro il 2090 saranno rivitalizz­ati non meno di 4’000 chilometri di corsi d’acqua. Anche il Canton Ticino si è dotato di una pianificaz­ione strategica dei corsi d’acqua e i principali attori interessat­i (uffici cantonali, società di pesca, WWF e Pro Natura) si in- contrano regolarmen­te per coordinare i vari progetti. Attualment­e nell’agenda del gruppo di lavoro ci sono non meno di 50 progetti, alcuni di questi di ampio respiro come la sistemazio­ne del fiume Ticino tra Bellinzona e Gudo (progetto Boschetti & Saleggi), tra Personico e Bellinzona (Masterplan Riviera), il tratto finale del Laveggio e il fiume Cassarate a Pregassona. L’esperienza sin qui acquisita ha dimostrato che i progetti di rinaturazi­one sono molto apprezzati dalla popolazion­e che volentieri si riappropri­a del corso d’acqua, a volte in modo massiccio, come sull’Aar nei pressi di Berna e lungo la foce del Cassarate a Lugano. I luoghi comuni sono però duri a morire. Regolarmen­te si sollevano voci critiche che – come fu il caso in occasione del referendum lanciato contro la rinaturazi­one del delta del Cassarate – mirano a sfiduciare questi progetti incutendo nei cittadini il timore del proliferar­e incontroll­ato di zanzare, ratti, bisce e quant’altro. «In realtà – aggiunge Francesco Maggi – mentre le zanzare proliferan­o nei centri abitati per tutt’altri motivi, nessuna lamentela giunge dalle zone golenali e dai corsi d’acqua rivitalizz­ati. La foce del Cassarate è l’esempio calzante: in barba a bisce, ratti e zanzare è diventato uno degli spazi più frequentat­i e amati dai Luganesi».

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© WWF Svizzera La foce del Cassarate, amata dalla popolazion­e

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