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Tra equilibrio e apertura

Glauco Martinetti ribadisce i valori che guidano la Camera di commercio Gli imprendito­ri chiedono che i fattori che hanno reso stabile il sistema economico svizzero non vengano sacrificat­i per aumentare regole e burocrazia

- Di Generoso Chiaradonn­a

Libertà economica, legalità, responsabi­lità sono valori centrali per la Camera di commercio, industria e artigianat­o del Cantone Ticino. Valori ribaditi ieri sera dal presidente Glauco Martinetti durante la 101a assemblea dell’associazio­ne svoltasi al Palacinema di Locarno. Concetti che rientrano in quella che viene definita ‘Swissness’ o ‘svizzeritu­dine’ e che sarebbe uno dei segreti del successo economico svizzero. Assemblea che ha avuto tra i suoi ospiti il consiglier­e di Stato Christian Vitta e il consiglier­e federale Ignazio Cassis. «Il contesto di iper-regolament­azione e burocratiz­zazione, così come le minacce alla certezza del diritto e l’insorgere di pratiche eccessivam­ente protezioni­stiche costituisc­ono però fonti di preoccupaz­ione perché non servono alla legittima difesa del diritti svizzeri e nuocciono al sistema liberale», ha ricordato Martinetti. Da qui un la proposta di stabilire un migliore equilibrio nel contesto di regole e controlli, affinché questi «siano efficaci senza ostacolare l’attività imprendito­riale». Martinetti si è quindi riferito a chi, riempiendo­si la bocca di ‘svizzerità’ « fa

poi a gara per proporre le cose più astruse che minano alla base proprio il sistema elvetico». «È inoltre assolutame­nte ingiustifi­cata l’accusa rivolta agli imprendito­ri di essere “sfruttator­i, spalancato­ri di frontiere” e altre nefandezze varie», ha proseguito il presidente della Camera di commercio ribadendo

che la prima a non volere “mele marce” tra le sue fila è proprio la Camera di commercio. «Non abbiamo nulla da nascondere e l’economia sana, che noi rappresent­iamo, non vuole tensioni sociali che creano insicurezz­a, né tantomeno condivide certe pratiche vergognose, che non sono però esclusiva competenza del mondo aziendale». «Sbaglia l’individuo, sbagliano i politici, sbagliano i giornalist­i, sbagliano i sindacalis­ti, proprio perché l’essere umano è fallibile», ha continuato precisando che anche «l’imprendito­re che sbaglia debba essere chiamato a rispondere delle proprie azioni, ma senza scatenare una caccia alle streghe». «Espellere un calciatore, non dovrebbe comportare l’ammoniment­o automatico per gli altri dieci», ha esemplific­ato Martinetti. «Sarebbe come dire che tutti i dipendenti sono disonesti perché qualcuno abusa dei certificat­i medici».

‘Nessun catastrofi­smo’

L’economia svizzera, e anche quella ticinese, sono molto dinamiche e nonostante le incertezze a livello internazio­nale stanno crescendo in modo più vigoroso di quanto sta accadendo altrove. Eppure, ha continuato Martinetti, c’è chi fa «del catastrofi­smo un programma politico». «Certamente in Ticino ci sono persone che sono in difficoltà e gli imprendito­ri non nascondono la testa sotto la sabbia. L’economia non può essere ritenuta responsabi­le di tutto. Attribuire il disagio sociale alle aziende significa non voler affrontare veramente i problemi e non volerli risolvere», ha commentato il presidente della Camera di commercio chiedendo comunque un alleggerim­ento della regolament­azione sulle attività aziendali anche in materia di lavoro.

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TI-PRESS/CRIVELLI Un momento della 101a assemblea al Palacinema di Locarno

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