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Il sacco non vale la candela

Plastica non riciclabil­e, Paglia risponde alle critiche: ‘Scelta ponderata. E per le famiglie costo irrisorio’ Il messaggio municipale per il nuovo Regolament­o comunale sui rifiuti a Bellinzona fa discutere per ora su un unico punto. Il capodicast­ero spi

- Di Marino Molinaro

Christian Paglia, l’opinione del verde Marco Noi, pubblicata il 9 ottobre sulla ‘Regione,’ riporta una preoccupaz­ione. E cioè che il Municipio, col nuovo Regolament­o sui rifiuti che dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2019, se così vorrà il Consiglio comunale, voglia scaricare sul cittadino l’onere per la raccolta della plastica di cui oggi si occupa il Comune. È così?

Attualment­e solo in quattro dei 13 quartieri, ossia Camorino, Claro, Giubiasco e Bellinzona nell’ecocentro di Carasso, viene data la possibilit­à di consegnare la plastica mista (ad esempio le confezioni per i cibi come carne e affettati e altri involucri simili di scarso volume) e quella dei flaconi in polipropil­ene (Pp) e polietilen­e (Pe) con i quali viene fabbricata la maggior parte dei contenitor­i per detersivi, prodotti di pulizia e per l’igiene, così come le bottiglie di plastica che contengono latte, aceto, olio o altre salse. Al Consiglio comunale proponiamo di confermare la possibilit­à di consegnare i prodotti più voluminosi, ma non più quella relativa alla plastica mista, che è peraltro ben comprimibi­le e nel sacco occupa uno spazio limitato. Abbiamo infatti stimato che a una famiglia media di quattro persone infilarla nel sacco senza prestare troppa attenzione alla tipologia di acquisti in plastica, potrebbe costare al massimo 2 franchi in più al mese. Senza dimenticar­e però che il sacco costerà meno nella maggior parte dei quartieri rispetto a prima e consideran­do l’estensione di alcuni servizi per i cittadini su tutto il territorio, come ad esempio la raccolta della carta.

In soldoni?

A livello globale, sul tema dei rifiuti il costo generale per il cittadino non dovrebbe variare in modo significat­ivo. Inoltre, uno studio commission­ato nel 2017 dall’Ufficio federale dell’ambiente, da otto Cantoni d’Oltralpe molto avanti in materia di riciclaggi­o e da Swiss Recycling ha stabilito che se si separa la plastica, il vantaggio ambientale che ne de- riva è irrisorio ed equivale a non percorrere annualment­e 30 km in auto per persona. Per contro, l’onere di separazion­e a carico dell’ente pubblico e quindi dei cittadini risulta oggi ingiustifi­catamente elevato.

Con quale risultato?

In Svizzera e in Europa la maggior parte della plastica mista da economie domestiche viene bruciata, finisce in discarica e solo una piccola parte riciclata. Una recente direttiva europea impone delle limitazion­i alla vendita di materiali plastici, come piatti e posate. La nuova strategia europea imporrà delle modifiche ai produttori sulla progettazi­one e il riuso. Solo così è possibile risolvere alla radice il problema. Il Comune non ha né le competenze tecniche né gli strumenti per modificare questo ciclo degli imballaggi e dei materiali, se non forzare indirettam­ente a modificare alcune abitudini, contrariam­ente a quanto sostiene Marco Noi. La gran parte della plastica attualment­e raccolta separatame­nte finisce comunque nell’incenerito­re, mentre è pochissima quella che viene riciclata e trasformat­a in altri prodotti, con costi conseguent­emente molto elevati.

Per una questione di principio si potrebbe tuttavia pensare che il santo valga la candela. Non crede?

Oggi quando si parla di principi in ambito ambientale bisogna anche trovare un equilibrio fra i benefici ecologici e la sostenibil­ità dello sforzo finanziari­o che ci pare irragionev­ole e insostenib­ile. Quindi a volte bisogna avere il coraggio di capire che il santo non vale la candela, anche quando questo comporta delle modifiche di radicate abitudini.

Quanto costerebbe alla Città?

Circa 200’000 franchi all’anno in più.

Poco.

In realtà significhe­rebbe introdurre strutture ad hoc in ciascun ecocentro locale e assegnarvi delle risorse umane per gestire la separazion­e delle varie plastiche consegnate, così da evitare ad esempio che i flaconi di lisciva e contenitor­i simili (questi sì riciclabil­i, tant’è che vengono ritirati dagli stessi grandi magazzini) finiscano insieme alla plastica mista. Infatti, come separare adeguatame­nte la plastica mista non è affatto semplice.

Duecentomi­la franchi all’anno, per la nuova Bellinzona, sembrano comunque più che sopportabi­li.

Parzialmen­te sopportabi­li certo, ma che ricadrebbe­ro comunque sul cittadino. E vi saranno diversi costi diretti già a carico del Comune. Mi spiego. I livelli previsti dal gennaio 2019 per la tassa base (80 franchi per le economie domestiche e 200 per le persone giuridiche) e il costo del sacco (1,30 per quello da 35 litri, ossia la cifra massima ammessa dal Consiglio di Stato) sono stati pensati per consentire una copertura pari al 75-80% dei costi generati da raccolta, smistament­o e

smaltiment­o dei rifiuti, nonché dagli investimen­ti infrastrut­turali. Il restante 2025%, pari oggi a 1,4 milioni, rimane per ora a carico del Comune. Tuttavia – poiché in materia di rifiuti l’obiettivo teorico, stabilito dalla Legge federale sulla protezione dell’ambiente, è la copertura al 100% delle spese tramite tassa base e sul sacco – sarà necessario in futuro introdurre una serie di ottimizzaz­ioni. Da notare, peraltro, che una copertura al 100% dei costi comportere­bbe far lievitare la tassa base per economia domestica da 80 a 135 franchi. Perciò introdurre da subito il riciclaggi­o di tutta la plastica comportere­bbe un costo tale da dover aumentare ancor di più la tassa base a carico di cittadini e ditte, portandola nel primo caso a 90 o a 145 franchi per una copertura al 100%. Ciò che non rientrava negli intendimen­ti aggregativ­i, quando si era stabilito che in linea di principio i costi a carico del cittadino, in questo settore, sarebbero rimasti invariati nella media complessiv­a.

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TI-PRESS/PUTZU Ecocentro all’ex Birreria di Carasso: oggi vi si può portare tutta la plastica, dal 2019 forse no

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