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L’alternativ­a più intergener­azionale è quella del centro sociale

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Imbocchiam­o il sentiero che ci porta al cimitero di Vacallo, dove verrà creato l’autosilo per visitatori e dipendenti del Parco San Rocco e utenti della palestra. Il sentiero diventerà un camminamen­to ciclopedon­ale: dopo aver negato la realizzazi­one di una nuova strada di collegamen­to da via Fontanella, il Dipartimen­to del territorio ha accolto la scelta di attestare il traffico veicolare sulla strada cantonale. Monika Chistolini ha percorso il sentiero in discesa, per valutare la distanza. «Dal ciglio della strada ci ho messo 7 minuti e 36 secondi». A preoccupar­e i referendis­ti è, ancora una volta, il terreno. «Questa palazzina è stata costruita quattro anni fa e ha necessitat­o di lavori di rinforzo perché dal terreno usciva acqua», spiega Zanetta. «Questi sono terreni agricoli – aggiunge Camponovo –. Più di 50 anni fa il proprietar­io avrebbe voluto costruire la casa ma non ha mai ottenuto il permesso». In cima al sentiero ritroviamo la via Fontanella. Di fronte a noi il cimitero e il terreno del futuro autosilo. «L’entrata al piano superiore – fa notare Camponovo – si trova su una strada privata». Per i referendis­ti l’alternativ­a al centro sportivo c’è. Il piano B – «che per noi è il piano A» – è il terreno dietro al centro sociale. Un’idea portata avanti con forza anche perché una cittadina si è detta disposta a vendere al Comune la sua proprietà. «Dal momento che c’è questa offerta e che il Municipio ha già comprato un terreno, perché insistere ancora? – si chiede Camponovo –. Si fanno forti e ci ricattano sostenendo che se la casa anziani non viene realizzata al centro sportivo, la Fondazione San Rocco non farà nulla. La scelta migliore e più intergener­azionale è quella del centro sociale». Già negli anni 70, ricorda Camponovo, il gruppo Indipenden­ti aveva proposto di creare una casa anziani nella Clinica San Felice. «Dicono che questo è l’ultimo treno da prendere: già 30 anni fa non lo abbiamo preso... ne verrà un altro». A mente di Monika Chistolini, i promotori «avrebbero dovuto fermarsi un attimo e rivalutare la situazione» quando il Cantone ha negato la creazione della strada. «Il lancio del referendum e la sua riuscita avrebbero dovuto far capire che qualcosa non andava e che sarebbe servito un piano B».

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Dopo circa 8 minuti di cammino

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