Jamison Ross apre la nuova stagione del Jazz Cat Club
Quattro chiacchiere con Jamison Ross, stasera alla serata inaugurale del Jazz Cat Club di Ascona Batterista e cantante, definito guardiano di una nuova tradizione ibrida fra R&B, soul e swinging jazz
Il primo premio al concorso Thelonious Monk come miglior batterista nel 2012; una nomination ai Grammy nel 2015 per il suo primo album; il riconoscimento “New Rising Star” fra i cantanti nell’ultimo referendum di Down Beat: a soli 30 anni il cantante e batterista Jamison Ross è uno dei più talentuosi musicisti della nuova generazione e aprirà stasera la nuova stagione del Jazz Cat Club.
Il ‘New York Times’ ti ha definito ‘il guardiano di una nuova tradizione ibrida fra R&B di New Orleans, soul e swinging jazz’. Ti riconosci in questa definizione?
Non so, io al massimo mi sento il guardiano della musica che faccio (ride, ndr). Credo comunque sia importante rendere omaggio alla grande eredità musicale afroamericana, e di farlo in maniera fresca e con un approccio culturalmente e musicalmente informato. Nella mia musica cerco in qualche modo di incanalare il lascito di tutti quei grandi artisti che sono venuti prima di me. Però, vedi, il modo migliore per descrivere le cose è sperimentarle e sono quindi sicuro che risponderò al meglio a questa domanda suonando per voi in concerto.
Jamison, tu sei un band leader che suona la batteria e canta. È una cosa insolita, specialmente nel jazz. E sicuramente non così facile…
Sì, è quello che sento dire a volte, ma in realtà non è poi così difficile. Sin da ragazzo, quando mi esercitavo nel locale prove di casa, ho sempre avuto un approccio melodico alla batteria e ho sempre suonato la batteria cantando. Per me batteria e canto sono una cosa unica. Suonare in gruppo offre tanti stimoli in più. Ma in fondo è semplice, si tratta solo di ascoltare e interagire con gli altri componenti della band nel fluire del ritmo e della musica: è proprio in questo, mi sembra, che sta l’essenza del jazz.
Sei nato e cresciuto in Florida. Perché ti sei trasferito a New Orleans? La città del Delta ti ha cambiato come musicista?
Mi sono iscritto all’Università di New Orleans per proseguire il mio master in Jazz. È stata la miglior cosa che potessi fare. New Orleans, città in cui affondano le radici di molta musica americana, mi ha ispirato moltissimo, mi ha chiaramente fatto capire come incanalare elementi della tradizione in quello che si fa oggi. Il mio approccio musicale ora è molto impregnato di soul, un’espressione in musica di sentimenti e stati d’animo che invitano tutti a lasciarsi coinvolgere e a gioire del momento.
Quali sono stati i tuoi principali maestri ispiratori?
Sicuramente artisti come Ray Charles, Lee Dorsey, Rance Allen, Charles Mingus, Duke Ellington e Quincy Jones.
Dopo la pubblicazione del tuo primo album ‘Jamison’ nel 2015, quest’anno sei uscito, con ‘All for One’. Ci sono grosse differenze fra i due lavori?
Direi di no, l’approccio è simile. ‘All for One’ è la prosecuzione del mio concetto e della mia musica, il seguito della mia storia, di una mia prospettiva nella vita e nell’amore.
Puoi presentarci in breve il tuo quintetto?
I musicisti del quintetto per me sono come dei fratelli. Il bassista Barry Stephenson per me incarna la libertà, il chitarrista Rick Lollar il blues, il pianista Chris Pattishall la raffinatezza, l’organista Cory Irvin il soul. Siamo oramai una famiglia. Ci siamo incontrati al college in Florida e assieme siamo cresciuti musicalmente. Per me è stato naturale pensare a loro il giorno in cui ho ricevuto un contratto discografico con l’opportunità di fare un disco. Il resto è già storia. Abbiamo girato il mondo fra Europa, Cina e Giappone e assieme abbiamo sviluppato il sound e la musica che vi faremo sentire stasera.
Jamison Ross, questa sera, alle 20.30, al Teatro del Gatto di Ascona. Info: 078 733 66 12