Quella voglia di guerra fredda
Donald Trump vuole rottamare l’accordo con la Russia sullo smantellamento dei missili nucleari
L’intesa risale a 31 anni fa e fu siglata da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov. Il disgelo Est-Ovest che seguì fu anche frutto di quel trattato.
“Un passo molto, molto pericoloso”. Il Cremlino stigmatizza l’ultimo strappo di Donald Trump, che vuole rottamare lo storico trattato sul controllo dei missili nucleari (Inf) firmato da Stati Uniti e Unione Sovietica nel 1987. Quell’accordo che 31 anni fa, grazie alla leadership di Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, aprì le porte al definitivo disgelo tra le due superpotenze. E la cui fine oggi potrebbe segnare l’avvio di una nuova guerra fredda e di una nuova corsa agli armamenti. Uno scenario da brividi, che oltre a Washington e Mosca avrebbe inevitabilmente un altro protagonista: Pechino. Le conseguenze della decisione annunciata dal presidente americano sono imprevedibili, in una situazione sul fronte degli arsenali nucleari e convenzionali che alcuni osservatori definiscono più caotica che mai. Da una parte c’è Trump che ha più volte dichiarato di voler potenziare l’intero armamentario statunitense per riconquistare “la supremazia Usa perduta”. Dall’altra ci sono le ambizioni di Vladimir Putin e Xi Jinping: lo zar del Cremlino lavora a un nuovo sistema missilistico per rinverdire i fasti della grande potenza che fu la Russia nell’era sovietica, mentre il presidente cinese prosegue con la militarizzazione del Pacifico occidentale, sul quale vuole avere un controllo quasi assoluto. In mezzo, oltre agli alleati asiatici degli Usa, c’è l’Europa, che teme di tornare nel mirino delle testate nucleari e convenzionali di Mosca, soprattutto i Paesi dell’ex blocco sovietico che oggi gravitano nell’orbita della Nato. E proprio dal quartier generale dell’Alleanza Atlantica, a Bruxelles, è arrivato il monito dell’ambasciatrice Usa Kay Bailey Hutchison: “Abbiamo cercato di inviare un messaggio alla Russia per tanti anni, spiegando che sapevamo delle loro violazioni del trattato, ma loro stanno costruendo un missile balistico a medio raggio vietato. Abbiamo le prove”, ha affermato la diplomatica, aggiungendo come gli Usa siano pronti a intercettare e ad abbattere i missili russi a raggio breve o intermedio dispiegati e utilizzati in violazione del trattato Inf. Mosca non ci sta, nega le accuse e parla di “intimidazioni inaccettabili”: “Condanniamo i continui tentativi di avere concessioni dalla Russia attraverso minacce, soprattutto su questioni fondamentali per la sicurezza internazionale e per la sicurezza nella sfera delle armi nucleari”, ha affermato il viceministro degli Affari esteri di Mosca Sergei Rybakov, che ha messo in guardia dal mettere in pericolo la stabilità strategica globale. Un chiarimento potrà avvenire nei prossimi giorni nella capitale russa, dove il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton dovrebbe incontrare oltre al suo omologo anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Sarà lui a spiegare la decisione dell’amministrazione Usa di ritirarsi dal trattato Inf. Decisione a cui il presidente Usa sarebbe arrivato proprio a seguito delle pressioni di Bolton, da sempre un ‘falco’ sul dossier Russia. Intanto, mentre Gorbaciov parla di “un grave errore” di Trump “che denota ristrettezza mentale”, Londra si schiera con la Casa Bianca, con il segretario alla Difesa britannico Gavin Williamson che accusa Mosca di “essersi fatta beffe” del trattato Inf e che chiede al Cremlino di “mettere un po’ di ordine”.
Segnò la svolta in Europa
Siglato a Washington l’8 dicembre 1987 dall’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e dal presidente dell’Urss Michail Gorbaciov, il trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) sancì lo smantellamento di tutti i missili nucleari con gittata tra 500 e 5mila chilometri di Usa e Urss e portò all’eliminazione dal Vecchio continente delle testate nucleari a raggio intermedio: i missili SS-20 sovietici da una parte e i Pershing2 e i Tomahawk Cruise dall’altra. Segnando così la fine della crisi degli euromissili e – di fatto – la fine della guerra fredda. Il trattato fu il primo accordo di disarmo che obbligava alla distruzione, e non alla semplice limitazione, di un’intera classe di armamenti.