Anche i giganti inciampano
Non basta una cassaforte piena di miliardi di dollari da investire in ricerca e marketing, né il quasi dominio di un mercato per creare un prodotto vincente
Lo dimostra l’ultimo fallimento incassato da uno dei Big dell’high-tech americani, Alphabet, che ha appena annunciato la chiusura di Google+, il social network lanciato nel 2011 per far concorrenza a Facebook. Sette anni e centinaia di milioni di dollari di investimenti dopo, la società cofondata e guidata da Larry Page ha dovuto gettare la spugna, nel mezzo di un nuovo scandalo per la violazione della privacy di 500mila suoi utenti. Ma anche Facebook, Amazon, Microsoft e la stessa Apple nel corso degli anni hanno dovuto prendere atto che alcune delle loro innovazioni si sono rivelate un flop sul mercato. Ecco una rassegna dei casi principali.
Google+: quei dati rubati
A segnare ufficialmente la morte di Google+ è stato lo scandalo svelato dal ‘Wall Street Journal’: fra il 2015 e lo scorso marzo, a causa di un difetto nel suo software, si è aperto un “buco” attraverso cui gli sviluppatori terzi potevano avere accesso ai dati privati dei suoi utenti. Quando gli ingegneri di Google se ne sono accorti, sette mesi fa, hanno risolto il problema tecnico e la società – il cui responsabile diretto è Sundar Pichai – ha deciso di non rendere pubblico l’incidente, per non scatenare “un interesse immediato delle autorità di controllo” e non invitare confronti con Facebook e l’utilizzo dei dati dei suoi “amici” per fini politici da parte di Cambridge Analytica. Ma Google+ era già moribondo per conto suo, nonostante il potere del motore di ricerca che gestisce il 90% delle ricerche su Internet nel mondo: non è riuscito a scalfire Facebook, che a metà 2011 aveva 750 milioni di utenti attivi (ora ne ha oltre 2 miliardi) e ha continuato a rafforzarsi lanciando quello stesso anno Messenger e poi comprando Instagram l’anno dopo e WhatsApp nel 2014.
Il flop di Glass e degli smartphone
Un altro flop di Google sono stati gli “occhiali intelligenti” Glass, capaci fra l’altro di registrare video. Presentati come una innovazione rivoluzionaria nel 2012 e messi sul mercato l’anno dopo, sono stati ritirati definitamente nel 2015. Il prezzo salato, 1’500 dollari, non ha contribuito a farli diventare un gadget di massa, ma soprattutto a frenare la loro diffusione sono state le preoccupazioni sulla privacy: bar, ristoranti e altri luoghi pubblici li avevano presto vietati nei loro locali perché i clienti non gradivano essere immortalati a loro insaputa. Due altri fallimenti clamorosi sono stati il frutto del tentativo di entrare nell’affollatissimo mercato degli smartphone: il Facebook phone nel 2013 e il Fire phone di Amazon nel 2014 sono la prova che nemmeno Mark Zuckerberg e Jeff Bezos hanno il tocco magico in tutto quello che provano a fare. C’era grande attesa per il telefonino di Facebook, che però ha subito deluso: era un Android prodotto dall’azienda taiwanese Htc con l’interfaccia “Home” della stessa Facebook; venduto negli Usa solo da AT&T. Nel primo mese dal lancio, la telecom americana ne ha venduti solo 15mila e ha abbassato il prezzo da 99 a 0,99 dollari (con un contratto di due anni). Alla fine di quell’anno lo smartphone di Zuckerberg è stato bollato come uno dei peggiori fallimenti tecnologici del 2013 ed è sparito del tutto dalla circolazione. Anche per il Fire phone le aspettative erano elevate. Amazon dalla sua aveva una storia di solidi successi nell’hardware con i Kindle Fire, i tablet che sono una evoluzione del lettore di libri digitali lanciato nel 2007. I tablet Fire, nati nel 2011, sono ormai all’ottava generazione, sono stati venduti in milioni di pezzi e ora sono attrezzati anche con la popolare assistente virtuale Alexa. Invece il Fire phone ha resistito sul mercato solo 13 mesi dal suo lancio nel giugno 2014: fabbricato da Foxconn – lo stesso assemblatore cinese degli iPhone – e funzionante con una versione Amazon del sistema operativo Android, non è piaciuto per il suo design goffo e poco maneggevole e per le limitate opzioni di app. Da allora Bezos non ha osato più tentare di far concorrenza agli smart di Apple o Samsung.
Mercato fatale anche per Microsoft
Il mercato dei telefonini è stato fatale anche per Microsoft, che nel 2010 – quando l’amministratore delegato era Steve Ballmer – ha lanciato il suo sistema operativo Windows phone. Era tre anni dopo il debutto dell’iPhone e due anni dopo quello di un Android e gli sviluppatori erano già tutti impegnati su quei due sistemi operativi. Ballmer ha alzato la posta della sua scommessa comprando l’ex leader dei telefonini Nokia: un disastro che è costato miliardi di dollari all’azienda di Redmond. Oggi Windows funziona su meno dell’1% degli smartphone.
Pollice verso per Zune e Vista
Altri due flop nella storia di Microsoft sono Zune e Vista. Il primo voleva far concorrenza all’iPod, il lettore di musica digitale lanciato da Apple nel 2001: quello di Microsoft è arrivato cinque anni dopo, non è mai decollato ed è stato ritirato nel 2011. Vista era il sistema operativo Windows per pc che nel 2007 avrebbe dovuto rimpiazzare l’XP: gli utenti l’hanno considerato così disagevole da usare, da preferire il ritorno al vecchio. Così Microsoft ha accelerato la messa a punto del successivo modello, il Windows 7, messo sul mercato a fine 2009 mentre Vista è stato del tutto ritirato nel 2010. Per parlare di veri fallimenti di Apple bisogna tornare indietro di decenni: al 1983 quando il fondatore Steve Jobs propose Lisa, un pc di “alto livello” per clienti aziendali (e con lo stesso nome della sua prima figlia). Costava l’equivalente di 25 mila dollari attuali e vendette solo 100
mila pezzi in due anni. Troppo caro e per un pubblico lontano dalla filosofia della Mela, ha smesso di essere prodotto nell’85, un anno dopo il lancio del primo Macintosh computer, subito popolarissimo. Nel ’93, mentre Jobs era stato allontanato e il ceo era John Sculley, era nato Newton, un “personal digital assistant” (pda) o “computer palmare” su cui si poteva scrivere con una penna, ma la tecnologia non funzionava come promesso, le vendite sono state molto inferiori alle aspettative (50mila pda nei primi quattro mesi) e Jobs, tornato alla guida di Apple nel ’97, l’anno dopo ha liquidato Newton. Più recentemente, il modello dell’iPhone giudicato da molti critici un flop è stato il 5c, quello di plastica colorato e un po’ meno caro, lanciato nel 2013 e “finito” nel 2015. L’azienda di Cupertino non fornisce dati sulle vendite dei singoli modelli, ma lo stesso Tim Cook, l’attuale ceo, ha ammesso: “La domanda è stata diversa da quella che pensavamo”.