Perché il petrolio è così caro?
Contrariamente alle aspettative iniziali, il petrolio è notevolmente aumentato dalla fine dell’estate. Quali sono i motivi del rincaro dei prezzi? A luglio i membri dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) hanno deciso di estendere la produzione in modo controllato insieme alla Russia, con l’intenzione di prevenire la scarsità di petrolio. Nella prima fase questa misura ha sortito l’effetto desiderato; a metà agosto il calo dei prezzi si è attestato temporaneamente oltre l’11%, ma da quel momento le quotazioni del greggio sono risalite notevolmente. Vi sono diverse ragioni per cui i prezzi del petrolio hanno reagito in modo contenuto all’annunciata espansione della produzione. Da un lato, a differenza dell’Arabia Saudita, altri produttori del consorzio non hanno ancora messo in atto l’incremento della produzione concordato. Dall’altro, in seguito alle nuove sanzioni del governo americano nei confronti dell’Iran, l’offerta di petrolio rischia di subire un’ulteriore riduzione nell’ultimo trimestre dell’anno, della cui portata non è attualmente possibile fornire una stima. Anche la continua forte riduzione della produzione di petrolio in Venezuela e in Angola contribuisce ad aumentare il rischio di una scarsità di greggio. D’altro canto, la produzione statunitense dovrebbe aumentare ulteriormente nei prossimi mesi. L’incertezza in merito all’evoluzione a breve termine dell’offerta petrolifera si traduce tuttavia in un maggiore premio di rischio con un conseguente aumento dei prezzi del petrolio. In questo contesto, le quotazioni del petrolio dovrebbero oscillare sino a fine anno in una fascia compresa tra i 60 e gli 80 dollari al barile (WTI), rispettivamente i 70 e i 90 dollari al barile (Brent). Nei mesi scorsi tuttavia sono aumentati i rischi di rialzo nel mercato petrolifero. Qualora la disciplina nella produzione della coalizione con l’Arabia Saudita dovesse venir meno, non si esclude un aumento più marcato del prezzo del petrolio alla fine del 2018.