Capolinea, ma non è un male
Anche stavolta il Lugano di Coppa non va oltre gli ottavi. ‘Il focus deve essere sul campionato’. E sulle condizioni di Lajunen.
Lugano – Nel solco della tradizione. Né più né meno, visto che anche stavolta il capolinea sono gli ottavi di finale: infatti da quand’è rinata la Coppa Svizzera, quattro anni fa, i bianconeri non sono mai riusciti ad andar oltre. Pur se questa volta è diversa è come le altre, perché guardando alla classifica, quindi al campionato, i più scaltri si saranno subito detti che non è un male, se l’agenda ha un impegno in meno. «Non posso dirlo troppo forte, ma non sono tanto deluso dal fatto che la squadra non debba giocare tre competizioni in un momento come questo – spiega il direttore sportivo Roland Habisreutinger –. Ora il nostro focus dev’essere sul campionato, dove dobbiamo fare i punti necessari. E poi c’è la Champions, che sarà un qualcosa in più: quelle due partite con il Frölunda vogliamo godercele, poi vedremo dove ci porteranno». Dal punto di vista finanziario, però, l’eliminazione dalla Coppa è comunque un peccato. «Senz’altro è più lucrativa rispetto alla Champions. Tuttavia, vedendo come sono andate le cose in pista sabato non posso essere triste. Infatti ho visto all’opera una squadra intatta, che ha lottato con bella maniera, cercando la competizione in pista».
Habisreutinger: ‘Bisogna capire come sta Klasen, ma non si può certo pensare di andare avanti a lungo con tre stranieri’
In pista, però, c’è sempre meno gente che ci può andare. Dopo Elia Riva (i primi esami hanno fortunatamente escluso ci sia qualcosa di rotto) stavolta è il turno di Jani Lajunen, operato d’urgenza sabato, dopo la trasferta a Bienne, per un’appendicite acuta. E nella peggiore delle ipotesi, il finlandese potrebbe star fuori un mese. «Ora come ora credo che per noi sia importante non perde-
re la testa e farsi prendere dal nervosismo – continua Habisreutinger –. Prima di tutto dovremo capire come sta Klasen (e lo svedese, confrontato con un’infiammazione nelle scorse settimane, dovrebbe tornare ad allenarsi con i compagni proprio oggi o domani, ndr), poi vedremo. Di sicuro non potremo andare avanti a lungo con tre stranieri: non è pensabile, con tre partite a settimana. D’altra parte, però, non possiamo gestire sei stranieri da qui sino alla fine della stagione: è chiaro, si fa presto a dire che è quella la cosa giusta, ma poi quella condizione
bisogna riuscire a governarla». Prima di pensare al futuro, insomma, bisogna occuparsi del presente. E il presente dice che nonostante il Lugano s’impegni e ci provi, nei momenti topici della partite la situazione sembra giocargli contro. «Facciamo ancora troppi errori – dice l’attacante Julian Walker, autore del primo gol bianconero sabato –. Magari giochiamo benissimo per un quarto d’ora, e nei cinque minuti in cui invece facciamo fatica incassiamo una rete. E in quei frangenti, in cui le cose non vanno come vorremmo, dobbiamo imparare a
fare le scelte giuste quando abbiamo il disco. Ad esempio mettendolo nel terzo avversario, per fare in modo che non rimangano nel nostro. Poi, naturalmente, ci sono pure altri aspetti, come i duelli uno contro uno, da cui dobbiamo uscire noi vincitori, non importa in che zona della pista siano. Ma dobbiamo anche essere più furbi: penso a tutte quelle penalità che rompono il ritmo e ci costano energie». Nonostante stavolta tra i pali toccasse proprio a lui (ed è la seconda volta da inizio stagione), neppure Stefan Müller può permettersi
di essere troppo felice. «Il problema è che abbiamo commesso errori stupidi – dice la ventiduenne riserva di Elvis Merzlikins –. E in questo mi ci metto anch’io: se ripenso al terzo gol, quel tiro doveva essere mio». Che sarebbe toccato a lui, Müller l’ha saputo solo qualche ora prima della partita. «Me l’hanno comunicato dopo il meeting del mattino. Tuttavia, ho impostato la giornata come se fosse una qualunque. Poi, per com’è finita, si può senz’altro parlare di sfortuna. E fa rabbia, perché era un passo nella giusta direzione».