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Il ruggito del vecchio leone

A 39 anni Raikkonen si esalta sull’asfalto texano, rovinando il brindisi a Lewis Hamilton. Ma la festa è soltanto rinviata.

- Di Paolo Spalluto

Il Mondiale se ne è andato da tempo, lo sappiamo bene. Ma ieri ad Austin un coriaceo Raikkonen e un Verstappen in palla e senza timori reverenzia­li hanno rinviato la festa a Hamilton, almeno sino al Messico, domenica prossima. Il pilota della Mercedes, tuttavia, ha pur sempre 70 punti su 75 ancora in gioco: in altre parole gli basterà chiudere al settimo posto uno degli ultimi tre Gran Premi della stagione per festeggiar­e il suo quinto titolo.

Il finlandese si gode il momento. ‘È stato un gran weekend: sono partito bene e poi ho dovuto spingere’.

In Texas, però, a far festa è il finlandese. Che arriva a 21 vittorie in carriera e corona al meglio il suo prossimo addio – mal digerito – alla Rossa. «Ovviamente è stato un gran weekend: la macchina è andata piuttosto bene per tutto il tempo e io sono partito bene, e poi ho dovuto spingere al massimo» racconta Raikkonen a fine corsa. Pur se, come diceva un noto politico ticinese, c’è un bemolle: Kimi continua a ritenere di non avere potuto dare il meglio di sé alla Ferrari per scelte precise di ordini di scuderia e gerarchie. Inoltre pensa ancora ciò che ha dimostrato di valere ieri, quand’è scattato perfettame­nte al via, rivelandos­i non solo duro (ma corretto) nei confronti di Hamilton, ma pure abile nel gestire le Pirelli. Fino a giungere per primo al traguardo. E se poi uniamo lo spirito e la simpatia mostrata da Raikkonen nei corridoi di Hinwil, sempliceme­nte all’opposto dell’immagine che abbiamo avuto di lui, queste sue sensazioni sembrano essere più di un indizio. Sull’asfalto di Austin la corsa è stata combattuta, specie negli

ultimi giri quando è ricomparsa finalmente la vera Formula uno. A cominciare dal duello Verstappen vs. Hamilton: sembra un incontro di boxe, e infatti si sa che per passare l’olandese bisogna andarci pesanti. A soli 21 anni, il talento della Red Bull è riuscito a crearsi una tale fama che nemmeno il miglior Hamilton di sempre è riuscito a scalfire. Al contrario, è stato lui portato all’errore all’esterno.

‘Deluso per aver deluso’

Vettel, invece, stavolta poteva e doveva vincere. Ed era possibile. Invece, come sempre più spesso gli accade, all’interno di un sorpasso a Ricciardo, ha avuto la peggio e ha finito col girarsi. Ha poi battagliat­o per risalire la china, ma il quarto posto ottenuto non lo può e deve appagare, proprio no. «Sono deluso per la mia gara e per aver deluso il team – sono le prime parole di Vettel – ma sono contento per Kimi. Vedere il buon passo che avevamo è bello, siamo tornati indietro di un paio di step nella specifica della macchina e sembra funzionare molto meglio sia per Kimi, sia per me». Detto ciò, noi possiamo continuare a scrivere sempre e solo dei tre top team, perché dietro il vuoto è abissale. E bene ha fatto Mr. Haas a dire che oramai loro stiano correndo in Formula 1.5, perché quella con il numero 1 e basta non è minimament­e alla loro portata. Per risolvere il problema Liberty Media deve arrivare a una soluzione, e infatti sta lavorando alla monoposto del futuro. Pur se le resistenze sono molte i risultati tangibili sono pochi. Intanto Pirelli è intervenut­a per obbligare tutti i team a gonfiare con più atmosfere le coperture e non correre così dei rischi, con il danno che ricadrebbe sul costruttor­e milanese. Andato agli archivi il Texas, si replica in Messico già tra una settimana, su un tracciato frequentat­o da un pubblico competente e gioioso. Luogo ideale per un pilota come Lewis Hamilton per festeggiar­e il titolo che è sola una formalità. E, mentre squadre cosiddete minori palesano una fase di prova dei pezzi e delle soluzioni considerat­o come va il campionato, è ammirevole il lavoro fatto dalla stessa Mercedes-Benz, che a ogni gara sforna migliorie sempre ben funzionant­i.

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