laRegione

Un regista per i sei personaggi

- Di Giovanni Medolago

Segue da pagina 22 (…) gli sarebbero sfuggiti di mano, poiché così audaci da irrompere su un palcosceni­co e d’interrompe­re le prove di un regista alle prese con “Il gioco delle parti”, altra commedia pirandelli­ana datata 1918. Un referente interno, uno dei tanti col quale l’autore gioca e scherza: “Che vuole che faccia io se dalla Francia non ci viene più una buona commedia, e ci siamo ridotti a mettere in scena commedie di Pirandello, che chi l’intende è bravo, fatte apposta di maniera che né attori né critici né pubblico ne restino mai contenti?”. Domanda retorica che ebbe tumultuosa risposta durante la “prima” dei “Sei personaggi” in un teatro romano nel maggio del 1921, quando il pubblico abbandonò la sala al grido di “Manicomio… manicomio!”. Troppo ardita la costruzion­e drammaturg­ica, troppe le novità introdotte dalla messinscen­a (non s’erano mai visti Personaggi che rivendican­o una loro vita autentica in un gioco metateatra­le, “il teatro nel teatro” che Pirandello usò anche con “Questa sera si recita a soggetto” e “Ciascuno a suo modo”). Buon per lui, per Pirandello e i Sei personaggi, che dopo il fiasco in patria la commedia approdò a Londra, dove la vide un entusiasta George Bernard Shaw, il quale ne parlò a un altro innovatore, quell’Henry Ford che con la catena di montaggio rivoluzion­ò anch’egli il suo ambito di competenza. Il 23 dicembre 1923 lo scrittore siciliano sbarcò dal transatlan­tico Duilio nel porto di New York (“Ci hanno accolto come fossimo dei sovrani!”). Fu l’inizio di una fortuna che ha spinto i “Sei personaggi” nell’empireo dei classici. Nella sua riduzione prodotta da LuganoInSc­ena e portata nei giorni scorsi al Lac, il regista Emiliano Masala non pun- ta tanto sulla denuncia pirandelli­ana alla società del suo tempo (la famiglia, l’onore, l’ombra dell’incesto, la tentazione del suicidio) per lasciare spazio a una costruzion­e scenica attraverso la quale attualizza­re il testo. Il padre/capocomico (bravissimo e incisivo Igor Horvat) diventa un regista che si pone le stesse domande alle quali deve rispondere, ancora oggi, chi decide di ri/proporre le pièce di Pirandello: che cosa e come portare in scena? Cos’è “veramente necessario (come si è chiesto lo stesso Masala in un’intervista)? Quando i “Sei personaggi” tentano di tradurre in spettacolo le loro amare vicissitud­ini, “lo spazio teatrale viene sezionato e scomposto dagli stessi elementi tecnici che formano la sua struttura” (G. Stellato, scenografo). Tre file di fari e “occhi di bue” (“tre americane” nel gergo teatrale) segnano un confine non troppo immaginari­o, dove i Personaggi cercano di diventare carne ed ossa, nel quale si cerca – invano? – di stabilire dove finisce la finzione e comincia la realtà. Una soluzione più che brillante, che sfocia talvolta nella citazione di quadri surrealist­i e/o metafisici (Dalì e De Chirico, per intenderci). Bravi tutti gli interpreti, anche la “povera” Caterina Filograno, costretta a spingersi sino al limite del macchietti­smo nel ruolo della Madre. È forse l’unica pecca in uno spettacolo che ha pienamente convinto il pubblico del Lac, gremito in ogni ordine di posti!

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland