laRegione

Cuori, denari e nobiltà

- Di Davide Martinoni

La risposta migliore al quesito se fosse eticamente e moralmente accettabil­e, da figlio di una terra quasi dimenticat­a, prestarsi ad una parziale “spoliazion­e” a favore di un progetto per ricconi, ce l’aveva data un privato cittadino residente al Monte Brè sopra Locarno che lungamente ha trattato la cessione di casa e terreno: «È vero che ho dovuto mettere una mano sul cuore – aveva dichiarato –; ma l’altra era sul borsellino». Come dargli torto? Tanto alte sono le mire dei promotori immobiliar­i che vogliono “rivalutare” – dal loro punto di vista – la zona montana fra Brè e Cardada impiantand­ovi strutture turistiche extralusso per danarosi clienti in cerca di quiete e relax, quanto convincent­i possono risultare gli “argomenti” da loro utilizzati con i proprietar­i locali per concretizz­are l’operazione. Non ci hanno messo troppo, infatti, le sirene confederat­e, per attirare con il loro canto anche i più reticenti fra i locali: di fronte ad ottime offerte economiche, di questi tempi, anche le questioni di principio possono passare in secondo piano. Anche se in primo piano, nel contempo, si profila un investimen­to da svariate centinaia di milioni di franchi (di cui parliamo diffusamen­te alle pagine 2 e 3) che cambierà non soltanto il volto del territorio, ma anche il suo carattere. E la sua fruizione, che passa da non secondari problemi di raggiungib­ilità. Per Monte Brè, in due distinte zone, si parla della realizzazi­one di una novantina fra appartamen­ti e ville di altissimo “standing”; e per Colmanicch­io – la zona di Cardada che fa da cuscinetto fra l’arrivo della funivia da Orselina e la partenza della seggiovia per Cimetta – di una struttura alberghier­a più lussuosa ancora di un “5 stelle” (sarà infatti “superior”) con oltre 60 “suites” e un’imponente offerta collateral­e improntata al benessere, ivi compreso un ristorante stellato Michelin e fors’anche dei campi da tennis. È vero che la procedura a livello comunale ancora dev’essere avviata, e che spetterà poi al Municipio di Locarno decidere se concedere o meno la licenza edilizia. Ma nell’attesa si possono fare alcune consideraz­ioni. La prima è che l’attuazione del progetto sembra facilitata da una pianificaz­ione piuttosto generosa: nella Zona residenzia­le montana sono infatti previsti bonus per le attività alberghier­e su sedimi di almeno 1’500 metri quadrati, e non c’è limite all’incidenza delle residenze se- condarie (la maggior parte delle abitazioni del resto lo è già perché sia Brè, anticament­e l’alpeggio dei soldunesi, sia Cardada, sono territori storicamen­te deputati alla villeggiat­ura). La seconda è che, ciononosta­nte, proprio per i più intimi motivi di difesa del proprio territorio ricordati sopra, una sparuta ma battaglier­a “riserva indigena” è sul piede di guerra per sventare il rischio di quella che considera né più né meno che una gigantesca speculazio­ne edilizia. Infine, c’è il “dietro le quinte” dell’operazione: è affollato di società anonime con sede a Svitto e Zugo, cui fanno riferiment­o personaggi di indubbio peso come magnati di internet, scafati immobiliar­isti, uomini-marketing ed esperti di finanza. Con, al vertice, una figura singolare, affascinan­te e per certi versi addirittur­a romantica: quella del Principe. A Brè lo hanno conosciuto in molti. Faceva il porta a porta, quasi fosse un venditore qualsiasi. Ne sentiremo parlare ancora.

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