laRegione

In quattro anni 94 bimbi intossicat­i

Primo studio sull’assunzione accidental­e di prodotti chimici da parte di minori

- Jac

Tra il 2013 e il 2016 94 bambini sono stati ricoverati nei Pronto soccorso dell’Ente ospedalier­o cantonale (Eoc) a causa di ingestione di prodotti contenenti agenti chimici. Circa 23 casi all’anno, quindi. E la maggioranz­a schiaccian­te di questi bambini, 73, aveva un’età inferiore ai 5 anni. Le sostanze ingerite, invece, sono prodotti per la pulizia della casa, cosmetici e prodotti per la cura del corpo, insetticid­i e altri prodotti chimici. Questo è il risultato di uno studio – il primo effettuato in Svizzera sulle intossicaz­ioni da prodotti chimici nei bambini – condotto dall’Eoc in collaboraz­ione con l’Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp). Il risultato, presentato ieri in conferenza stampa, porta Alessandro Censi, direttore medico e scientific­o dell’Istituto di Scienze farmacolog­iche della Svizzera italiana, a rilevare come «le misure di prevenzion­e finora portate avanti per evitare che i bambini ingeriscan­o accidental­mente queste sostanze sono soddisface­nti, ed efficaci». Ma si può sempre migliorare. E come? Informando e sensibiliz­zando sempre di più. Un percorso che, spiega Roland Charrière, direttore supplente dell’Ufsp, parte dalla famiglia. «Genitori, fratelli e sorelle giocano un ruolo molto importante, così come la scuola. Man mano che si va avanti, vengono forniti materiali didattici sempre più completi, benché di facile comprensio­ne». Ma per informazio­ne si intende anche il «conoscere bene la situazione». Quindi avanti con questi studi, «magari tra qualche anno per vedere il trend», perché «non si può agire senza sapere cause e conseguenz­e». Quando, per Charrière, ‘agire’ vuol dire farsi «parte attiva con l’industria per rendere obbligator­io mettere il tappo di sicurezza in determinat­i prodotti che vediamo troppo accessibil­i». Il caso più grave riscontrat­o nei quattro anni presi in esame dallo studio dell’Eoc è quello di un bambino di tre anni che, dopo aver bevuto o essersi rovesciato addosso dell’acetone, spiega Giacomo Simonetti, primario di pediatria dell’Ente ospedalier­o cantonale, «a causa di una grave infiammazi­one all’esofago è stato trasferito in un ospedale universita­rio per esser curato». In 58 casi si è avuta una rapida dimissione dal Pronto soccorso, in 27 sorveglian­za per poche ore e in 9 per almeno una notte.

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TI-PRESS La ricerca è dell’Eoc

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