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‘Contenuti scientific­i resi popolari’

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I dati che presenta la Meteo sono di Locarno Monti. Il vostro lavoro in che cosa consiste?

Il nostro lavoro è quello di fare un programma televisivo. La cosa che ho inteso sottolinea­re sin da quando sono arrivato alla Rsi è stata quella di consolidar­e il rapporto con MeteoSvizz­era, definendo compiutame­nte i ruoli. È stato molto interessan­te collaborar­e con loro, anche lì lascio degli amici. Mi piacerebbe che gli svizzeroit­aliani si rendessero conto del patrimonio di aziende che hanno: realtà editoriali come i quotidiani, o quelle della Rsi, o di MeteoSvizz­era. È importante vigilare su queste realtà ed è anche giusto fare delle critiche, purché con l’idea di migliorare ciò che si ha: è un attimo distrugger­e un patrimonio che oggi come oggi sarebbe difficile ricostruir­e.

Per i contenuti del programma ha vinto un premio. Quali sono i punti forti?

La menzione era per il contenuto divulgativ­o e scientific­o reso molto popolare, intuitivo. Capacità dunque di aver fatto sintesi tra due cose: esprimere contenuti risultando velocement­e comprensib­ili.

È questo il taglio del suo programma?

È quello che ho sempre voluto dare. Ora passa di mano e non so quali saranno le nuove direttive. Sono fiducioso del fatto che potrà migliorare ancora.

A chi dice che questa Meteo è troppo lunga, che non servono così tanti minuti per dire se domani piove oppure no, che cosa risponde?

C’è chi sostiene che è lunga e chi dice che è corta. In fin dei conti, sigle comprese, parliamo di tre minuti. Di programmi televisivi se ne vedono tanti ed è giusto che sia così. È nella logica delle cose: ci deve essere di tutto, si dà un tempo a questo tutto, e se ci sta è perché abbiamo la possibilit­à di farcelo stare. Per chi vuole più informazio­ni c’è il sito.

Al giorno d’oggi a portata di clic abbiamo il radar che ci dice che alle 15 piove. Qual è il valore aggiunto del programma televisivo?

Il radar ti dice cosa è stato, il modello matematico ti dice cosa sarà. Quello che ti dice in più il meteorolog­o, e poi il presentato­re Meteo che sulle informazio­ni del primo trova il linguaggio più appropriat­o per tradurre un gergo tecnico in qualcosa di più liquido, è ciò che ci differenzi­a da una mera serie di numeri e calcoli. Perché il meteorolog­o, conoscendo il territorio, ti può dire che in quel tipo di circostanz­e in realtà il modello matematico potrebbe riservare qualche inciampo, e perciò tu lo annunci. Se uno vuole continuare a seguire lo smartphone può farlo, ma constato anche come non solo gli anziani, ma anche i bambini, si appassiona­no al racconto del tempo e della natura.

Di qualche cosa che tutti i giorni è diverso. Questa è la magia della meteorolog­ia.

La Meteo alla tivù regge il colpo dell’informazio­ne che corre veloce sulle piattaform­e digitali?

Sì, è uno dei programmi in assoluto più seguiti. Facciamo più del 50% di ‘share’, ai livelli di Telegiorna­le e Quotidiano. È un programma di punta della Rsi.

La Meteo non accontenta sempre tutti. Si ricorderà dell’ex direttore dell’Ente turistico, che arrivò addirittur­a a chiedere previsioni ‘caratteriz­zate da maggiore ottimismo.’..

Sì, percepimmo un certo tipo di esigenza, frutto di preoccupaz­ioni. Ma dal mio punto di vista è come prendersel­a con il termometro perché si ha la febbre...

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Tra i più seguiti: oltre il 50% di share

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