‘Siamo già oltre il punto di non ritorno’
Per previsioni meteorologiche errate, c’è chi arriva al punto di ricevere richieste di risarcimento? Se pensiamo ad esempio all’agricoltura, sappiamo bene come determinati lavori vengono pianificati in base alle vostre indicazioni...
No, richieste di risarcimento non ne abbiamo mai ricevute, anche perché facciamo un programma televisivo sulla base di dati di un Ufficio federale. È il massimo che si può avere. Siamo poi nel campo delle previsioni, e quindi l’approccio scientifico è diverso da quello che le persone si aspettano che sia: uno più uno nel nostro caso non fa due, ma ci si avvicina. Non v’è insomma una certezza assoluta.
E a proposito di previsioni, qual è il suo auspicio per l’evoluzione del clima alla luce del riscaldamento climatico in atto?
Ho fatto tante conferenze negli ultimi 20 anni sull’argomento. Poi ho smesso perché mi sono reso conto che queste cose non andavano spiegate a chi già è dell’ambiente, ma a tutti gli altri. A chi cioè non ha ancora inquadrato il problema. Intendiamoci: io non sono un terrorista climatologico, però ritengo che per come stanno andando le cose i giochi siano fatti. Siamo già oltre il punto di non ritorno.
Sulla base di quali considerazioni lo afferma?
Sta accadendo quello che già negli anni Ottanta e Novanta i climatologi subodoravano. Non so dire se sotto ci sia una componente naturale: non è chiaro, anche se appare poco probabile. Mentre ciò che è scientificamente acclarato è la componente antropica. L’uomo si abitua al variare delle cose, e siccome la nostra capacità di abituarci è stata quella che ci ha permesso di essere la specie che siamo – perché abbiamo saputo adattare l’ambiente ai nostri bisogni, alle nostre idee, al nostro pensiero –, ora stiamo cadendo in questo nostro talento. Talento antropologico che rischia di essere la nostra condanna. Anziché a valutare un modo diverso di vivere e di produrre, la nostra capacità di adattamento ci porterà a confermare le previsioni che i climatologi hanno già dettato, e che sono tutt’altro che tranquillizzanti già per questo secolo. Mio figlio di 14 anni questi effetti li vedrà: farà i conti con un pianeta che cambierà di anno in anno in modo sensibile.
Cosa fare?
Dobbiamo ragionare oltre: le ricerche ci sono, ma non siamo ancora tutti d’accordo nel metterle in pratica. Se ancora oggi un accordo sul clima a livello mondiale non c’è, sarà difficile invertire la rotta. E non c’è uragano che tenga. Finché l’orizzonte è quello del singolo, purtroppo, è troppo poco.