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I missili di Trump su Mosca

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Washington – Mosca “reagirà”; l’Europa vorrebbe; la Cina sta pensando di farlo. La decisione di Donald Trump di ritirare gli Usa dallo storico trattato (Inf) sui missili nucleari firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, ha messo in moto la consueta catena di reazioni. “O la Casa Bianca chiarisce o reagiremo”, ha avvertito il Cremlino. Non che il presidente statuniten­se non se l’aspettasse, tanto da aver mandato a Mosca il consiglier­e per la sicurezza nazionale John Bolton, per “vedere” il gioco russo. È soprattutt­o l’Europa a temere un nuovo massiccio riarmo nucleare. Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto a Trump delle preoccupaz­ioni europee: “Il trattato Inf è cruciale per la nostra sicurezza”; una sua sconfessio­ne comportere­bbe “gravi rischi strategici per entrambe le sponde dell’Atlantico”. Solo il governo britannico sembra sostenere la linea di Trump, denunciand­o le ripetute violazioni dell’accordo da parte di Mosca. La mossa di Trump preoccupa anche perché potrebbe spingere Pechino ad accelerare i suoi programmi sugli armamenti, per rafforzare innanzitut­to la sua influenza sul Pacifico occidental­e, che Washington potrebbe tornare a intendere come un redditizio mercato per i missili sinora banditi dal trattato. “Gli Stati Uniti hanno sbagliato a uscire unilateral­mente dal trattato”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, mettendo in guardia da un impatto negativo su molti fronti: “Se si smantella l’accordo storico, il presidente Usa rimuoverà la pietra angolare del sistema di sicurezza nucleare post guerra fredda”, dando luogo a una catena di reazioni che potrebbe trasformar­e in scontro aperto la tensione rimasta sinora latente su quelle sponde dell’oceano.

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KEYSTONE Non c’è trattato che tenga

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