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Roma respinta in lettere

Il governo italiano ha inviato alla Commission­e europea il testo immutato della legge finanziari­a

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Le parole del ministro Tria (‘necessaria violazione delle norme’) non convincono Bruxelles. Conte: se costretti cambieremo.

Roma – Noi tireremo dritto. Dell’Ue me ne frego. Ma “se non ce la faremo, cambieremo qualcosa”. Ancora una volta, l’Unione europea è in attesa di sapere chi le sta parlando. Nella lettera che il governo italiano ha inviato alla Commission­e confermand­o forma e contenuti della manovra finanziari­a, la disponibil­ità a un confronto “costruttiv­o” si accompagna al rifiuto di ricredersi sugli estremi numerici del documento. Contempora­neamente, il presidente del Consiglio ha illustrato alla stampa estera a Roma lo stesso budget, accompagna­ndo la fedeltà alla linea Di Maio–Salvini, con un accomodant­e “se per qualche motivo dovessimo andare in difficoltà, sempliceme­nte adotteremm­o dei tagli di spesa per rientrare negli obiettivi prefigurat­i”. Il problema, dicevamo, è che a quei cattivoni di Bruxelles basta il documento cartaceo. E benché vi sia scritto, a firma del ministro dell’Economia Giovanni Tria, che il governo è “cosciente” di non aver rispettato le regole fissate, ma che farlo è stato “necessario” per evitare la recessione dell’economia italiana, è scontato che dalla Commission­e verrà in risposta una bocciatura. Anticamera della procedura di infrazione che potrebbe partire a novembre, anche se le sanzioni sono destinate ad arrivare solo più tardi. Il giudizio di Bruxelles si lega a doppio filo a quello che ogni giorno emettono i mercati: dopo la tregua M5S-Lega sul condono e il declassame­nto di Moody’s, l’apertura dello spread in calo aveva fatto tirare un sospiro di sollievo, durato però solo qualche ora. Già a metà pomeriggio infatti, la borsa ha iniziato a girare in negativo e il differenzi­ale Btp/Bund a salire per poi chiudere a 304 punti base, contro i 301 di venerdì scorso. Passati i tempi in cui Grillo invocava un cambio di governo per far passare la febbre allo spread. Oggi lo spread è diventato un mero indicatore del tasso di pregiudizi europei nei confronti dell’Italia. Il cui governo agisce di conseguenz­a: mostrando muscoli che tuttavia non ha. “Typical”, commentera­nno con il solito cinismo anti-italiano gli euroburocr­ati (e certe capitali), adusi a distinguer­e chi va temuto da chi va blandito. E davanti alle dichiarazi­oni di guerra del duo Di Maio-Salvini, e alle avvocatesc­he acrobazie retoriche di Conte (“Sarò l’avvocato degli italiani”, aveva promesso, e purtroppo sta mantenendo) la reazione è quella che ci si poteva aspettare: mettetevi a posto, poi ragionerem­o. Sebastian Kurz, il cancellier­e austriaco con il quale Salvini ama farsi fotografar­e, non ha usato giri di parole: “La Commission­e deve respingere la manovra italiana”. E lo farà.

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KEYSTONE Non cambieremo una virgola, forse

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