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Per ‘prezzi equi’ servono regole più chiare

L’associazio­ne promotrice dell’iniziativa contesta il controprog­etto del Consiglio federale

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Per i promotori dell’iniziativa popolare ‘Per prezzi equi’ il controprog­etto del Consiglio federale non è sufficient­emente incisivo. “Con il controprog­etto indiretto si riconosce almeno la necessità d’intervento per quanto riguarda le maggiorazi­oni ingiustifi­cate in Svizzera sulle merci e sui servizi importati”, scrive nella sua presa di posizione l’associazio­ne ‘Stop all’isola dei prezzi elevati per prezzi equi’. Essa si dice tuttavia rammaricat­a che il Consiglio federale suggerisca di respingere l’iniziativa popolare. La proposta degli iniziativi­sti è quella di includere nell’articolo 96 della Costituzio­ne federale il compito per la Confederaz­ione di emanare prescrizio­ni contro gli effetti economicam­ente e socialment­e nocivi di cartelli e altre forme di concorrenz­a, in particolar­e di prendere provvedime­nti che garantisca­no l’acquisto senza discrimina­zioni di beni e servizi all’estero, e che impediscan­o alle imprese che hanno una posizione di potere sul mercato di limitare la concorrenz­a mediante pratiche unilateral­i. Pur apprezzand­o che il Consiglio federale intenda inserire nella legge sui cartelli il concetto di posizione dominante relativa, e quindi l’ampliament­o del controllo sugli abusi vigente, l’associazio­ne ‘Stop all’isola dei prezzi elevati – per prezzi equi’ ritiene timido il controprog­etto indiretto. “L’economia svizzera dipende in gran parte da prodotti e servizi provenient­i dall’estero – sostengono i promotori dell’iniziativa –. Secondo il controprog­etto il rifiuto di approvvigi­onamento è illecito soltanto se l’impresa interessat­a viene ostacolata nell’esercizio della concorrenz­a con l’estero. Questa condizione interessa però solo le esportazio­ni. Ciò esclude molti settori come l’amministra­zione pubblica, i trasporti pubblici, il settore dell’istruzione e della sanità, l’agricoltur­a, ma soprattutt­o molte Pmi che non esportano i loro prodotti. Senza questa integrazio­ne, il nuovo testo legislativ­o resta inefficace per l’economia interna”. Secondo l’associazio­ne anche le situazioni interne devono essere incluse nel controprog­etto, visto che le imprese con “posizione dominante relativa” attive in Svizzera possono sfruttare in modo abusivo i rapporti di dipendenza esistenti.

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