Dai contrari attacchi al sindaco (la sua firma del 2013) e all’accordo tripartito con Cantone e Ffs
Dopo la mano – tesa ieri sera dalla Città alle Ffs – la vera partita si giocherà sul piano cantonale per i 100 milioni che il governo chiede al Gran Consiglio di stanziare. L’Unione contadini venerdì scorso ha ribadito la volontà di lanciare un referendum perché contraria alla conversione di 80mila metri quadrati agricoli riservati dalle Ffs a Castione. Sulla stessa lunghezza d’onda si pongono i Verdi, secondo cui è sin qui mancato uno studio d’impatto oltre che finanziario, economico e sociale, anche ecologico. Ma c’è di più – ha detto il consigliere Marco Noi –, ossia il fatto che Municipio e Commissione della gestione «non si sono chinati sull’impatto generato dalla creazione ex novo di un nuovo quartiere di 4-5’000 abitanti, con nuovi commerci e imprese». Quindi – parlando di idealizzazione, opportunismo politico e paura – una stoccata al sindaco: «Quando Mario Branda afferma che prima di questo progetto non c’era niente di concreto, falsifica la realtà rimuovendo dalla sua memoria che nel 2013 ha messo la firma su un documento con tanto di studio di fattibilità che rappresentava un’intesa elaborata e conquistata con grande fatica tra tutte le parti, maestranze comprese a differenza di oggi, per mantenere sull’attuale sedime un’Officina competitiva e, proprio perché più indipendente dalla direzione centrale delle Ffs, capace di operare sul mercato terzi per la propria sopravvivenza». Quanto successo dopo «è stato un gravissimo errore strategico che espone i due legislativi ad essere ricattabili dalle Ffs. Che come si è visto, sono pronte a delocalizzare». Angelica Lepori Sergi (Mps) non le ha mandate a dire: «Questo treno ci porterà sul binario morto! Meglio sarebbe stato dibattere prima, sul piano cantonale, dell’iniziativa ‘Giù le mani dall’Officina’, che se dovesse essere avallata in votazione popolare farà decadere quanto si discute oggi. Perché l’iniziativa concretizza soluzioni più solide di quanto ci viene proposto da Ffs, Governo e Municipio. Punta a un vero sviluppo industriale e a posti di lavoro garantiti e numericamente maggiori». Troppi, secondo il comunista Alessandro Lucchini (Unità di sinistra), i dubbi che permangono. Da qui il suo voto contrario: l’accordo tripartito «lascia troppa carta bianca al management delle Ffs che dieci anni fa voleva di fatto liquidare le Officine. L’alternativa è, per il mio partito, l’approvazione dell’iniziativa popolare del 2008, la quale pone in modo inequivocabile il mantenimento delle attuali attività delle Officine e lo sviluppo effettivo del centro di competenza. Perciò riteniamo che si debba tornare a trattare con le Ffs mettendo paletti più chiari per maggiori garanzie in termini di occupazione e volumi di lavoro, e parallelamente definendo meglio i contenuti dell’attuale sedime».