C’era una volta un partito laico
Si avvicina il termine per il deposito delle firme concernenti l’iniziativa per la separazione Stato/Chiese (www.ticinolaico.ch), ed è opportuno esaminare le prese di posizione del mondo politico sulla stessa. Pochi giorni prima della presentazione, il Presidente del comitato promotore scrisse una lettera a tutti i partiti ticinesi, annunciando il suo lancio e chiedendo un sostegno. Questo avvenne da parte di due partiti della sinistra radicale, il Pc e il Pop, che stanno collaborando alla raccolta delle firme. Particolarmente bene accolta da parte dei promotori è stata la decisione del Comitato del partito socialista del 3 ottobre il quale, a forte maggioranza, ha dato il suo sostegno all’iniziativa. Scontati sia l’atteggiamento del Ppd, che rispose con una reazione violenta sui mass-media a quello che gabella come attacco alla Chiesa cattolica, sia la mancata risposta degli altri partiti.
Ma di particolare rilevanza è il silenzio tombale del Partito liberale radicale, che non ha preso alcuna posizione sulla lettera citata e che ha evitato accuratamente di occuparsi della questione. Ha fatto specie la reazione fredda, se non infastidita, di parecchi esponenti del partito, che si sono rifiutati di apporre la loro firma (a questo proposito, sarebbe interessante sapere se vi sarà la firma di qualcuno dei cinque candidati al Consiglio di Stato). Sono apparsi alcuni articoli o lettere, poco significativi, che propongono considerazioni ovvie e luoghi comuni, quali l’importanza delle religioni (che non è affatto negata dalla separazione tra il potere politico e quello ecclesiale), o addirittura paventando una presenza “totalizzante” dello Stato (il che è semplicemente ridicolo). Per non parlare del preteso pericolo islamico, che comunque sarebbe meglio fronteggiato dalla separazione che non dall’attuale situazione. Appare poi il ritrito argomento della non opportunità temporale dell’iniziativa: in realtà, si ritiene che il momento opportuno non verrà mai. Con ciò si ignora volutamente che la nostra società è notevolmente cambiata, negli ultimi decenni: un’evoluzione che logicamente vuole una diversa configurazione dei rapporti fra Stato e Chiesa, in modo da garantire, anche in questo campo, una vera uguaglianza fra tutti i cittadini. Di fronte a questa posizione, che sicuramente, vista l’aria che tira da parecchio tempo, è ampiamente maggioritaria nel Plr, sono di particolare rilevanza alcune coraggiose prese di posizione di noti esponenti del partito: due articoli di Gabriele Gendotti, che difendono la legittimità ideologica e costituzionale dell’iniziativa (tesi condivisa anche da Dick Marty) e un articolo di Giorgio Grandini, che molto opportunamente stigmatizza l’atteggiamento indifferente e disimpegnato del partito. Una conclusione si impone, ricordando che, ancora pochi decenni fa, una visione laica e senza equivoci caratterizzava il Plr: la laicità, per l’attuale partito, non è più un valore da difendere, ma un fastidio, una seccatura da evitare. Ora, che ci siano altre questioni importanti da considerare è indubbio, ma che la laicità non possa essere trascurata lo è altrettanto. Per non lasciar mancare nulla, merita pure di sottolineare il fatto che dei sedicenti laici hanno abbandonato per strada l’iniziativa, con motivazioni inconsistenti, e che, a quanto risulta, si danno da fare per intralciarla. In conclusione, è vivamente auspicabile che i liberali radicali laici vogliano rendere il giusto valore alla storia del partito, difendendo, con la firma dell’iniziativa, un suo fondamentale postulato. In questo contesto, è utile ricordare il pensiero e l’azione energicamente laici, più di un secolo fa, di Romeo Manzoni e di Emilio Bossi, che hanno operato intensamente per un Ticino moderno e per l’affermazione della separazione fra Stato e Chiesa. In tempi più recenti, la dirigenza del partito, ad esempio sotto la presidenza di Libero Olgiati, si adoperò in tal senso, e si possono menzionare, fra parecchi altri, Plinio Verda, Alfredo Giovannini e Argante Righetti. Non è un’aspirazione utopica, o passatista, quella di una separazione chiara fra le due sfere: è una proposta che corrisponde pienamente alla nostra realtà sociale.