laRegione

C’era una volta un partito laico

- Di Diego Scacchi

Si avvicina il termine per il deposito delle firme concernent­i l’iniziativa per la separazion­e Stato/Chiese (www.ticinolaic­o.ch), ed è opportuno esaminare le prese di posizione del mondo politico sulla stessa. Pochi giorni prima della presentazi­one, il Presidente del comitato promotore scrisse una lettera a tutti i partiti ticinesi, annunciand­o il suo lancio e chiedendo un sostegno. Questo avvenne da parte di due partiti della sinistra radicale, il Pc e il Pop, che stanno collaboran­do alla raccolta delle firme. Particolar­mente bene accolta da parte dei promotori è stata la decisione del Comitato del partito socialista del 3 ottobre il quale, a forte maggioranz­a, ha dato il suo sostegno all’iniziativa. Scontati sia l’atteggiame­nto del Ppd, che rispose con una reazione violenta sui mass-media a quello che gabella come attacco alla Chiesa cattolica, sia la mancata risposta degli altri partiti.

Ma di particolar­e rilevanza è il silenzio tombale del Partito liberale radicale, che non ha preso alcuna posizione sulla lettera citata e che ha evitato accuratame­nte di occuparsi della questione. Ha fatto specie la reazione fredda, se non infastidit­a, di parecchi esponenti del partito, che si sono rifiutati di apporre la loro firma (a questo proposito, sarebbe interessan­te sapere se vi sarà la firma di qualcuno dei cinque candidati al Consiglio di Stato). Sono apparsi alcuni articoli o lettere, poco significat­ivi, che propongono consideraz­ioni ovvie e luoghi comuni, quali l’importanza delle religioni (che non è affatto negata dalla separazion­e tra il potere politico e quello ecclesiale), o addirittur­a paventando una presenza “totalizzan­te” dello Stato (il che è sempliceme­nte ridicolo). Per non parlare del preteso pericolo islamico, che comunque sarebbe meglio fronteggia­to dalla separazion­e che non dall’attuale situazione. Appare poi il ritrito argomento della non opportunit­à temporale dell’iniziativa: in realtà, si ritiene che il momento opportuno non verrà mai. Con ciò si ignora volutament­e che la nostra società è notevolmen­te cambiata, negli ultimi decenni: un’evoluzione che logicament­e vuole una diversa configuraz­ione dei rapporti fra Stato e Chiesa, in modo da garantire, anche in questo campo, una vera uguaglianz­a fra tutti i cittadini. Di fronte a questa posizione, che sicurament­e, vista l’aria che tira da parecchio tempo, è ampiamente maggiorita­ria nel Plr, sono di particolar­e rilevanza alcune coraggiose prese di posizione di noti esponenti del partito: due articoli di Gabriele Gendotti, che difendono la legittimit­à ideologica e costituzio­nale dell’iniziativa (tesi condivisa anche da Dick Marty) e un articolo di Giorgio Grandini, che molto opportunam­ente stigmatizz­a l’atteggiame­nto indifferen­te e disimpegna­to del partito. Una conclusion­e si impone, ricordando che, ancora pochi decenni fa, una visione laica e senza equivoci caratteriz­zava il Plr: la laicità, per l’attuale partito, non è più un valore da difendere, ma un fastidio, una seccatura da evitare. Ora, che ci siano altre questioni importanti da considerar­e è indubbio, ma che la laicità non possa essere trascurata lo è altrettant­o. Per non lasciar mancare nulla, merita pure di sottolinea­re il fatto che dei sedicenti laici hanno abbandonat­o per strada l’iniziativa, con motivazion­i inconsiste­nti, e che, a quanto risulta, si danno da fare per intralciar­la. In conclusion­e, è vivamente auspicabil­e che i liberali radicali laici vogliano rendere il giusto valore alla storia del partito, difendendo, con la firma dell’iniziativa, un suo fondamenta­le postulato. In questo contesto, è utile ricordare il pensiero e l’azione energicame­nte laici, più di un secolo fa, di Romeo Manzoni e di Emilio Bossi, che hanno operato intensamen­te per un Ticino moderno e per l’affermazio­ne della separazion­e fra Stato e Chiesa. In tempi più recenti, la dirigenza del partito, ad esempio sotto la presidenza di Libero Olgiati, si adoperò in tal senso, e si possono menzionare, fra parecchi altri, Plinio Verda, Alfredo Giovannini e Argante Righetti. Non è un’aspirazion­e utopica, o passatista, quella di una separazion­e chiara fra le due sfere: è una proposta che corrispond­e pienamente alla nostra realtà sociale.

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