Digitalizzazione e condivisione
La digitalizzazione e i progressi in ambito di tecnologie della comunicazione stanno trasformando (…)
Segue dalla Prima (…) anche il modo in cui le persone si relazionano tra di loro, modificando in particolare i rapporti tra produttori e consumatori. La diffusione dei social media e delle piattaforme online hanno infatti creato degli spazi virtuali in cui le persone possono entrare direttamente in contatto e scambiare beni, servizi e competenze, dando origine al fenomeno della cosiddetta sharing economy, ovvero l’economia della condivisione. Alla radice di questo fenomeno vi è anche la volontà di favorire tipologie di consumo basate sulla condivisione e sulla possibilità di riutilizzo, anziché sull’acquisto e sulla proprietà. Le piattaforme di scambio più conosciute, anche nel nostro Paese, sono quelle sviluppate in ambito di trasporto (come ad esempio Uber) oppure turistico (come ad esempio Airbnb). Si tratta di un nuovo modello economico che permette alle aziende di operare in modo rapido e diretto, superando con più facilità i confini e agli utenti di poter disporre di un’offerta più estesa. Questa trasformazione, che si espande in maniera rapida e capillare, mette in discussione le strutture e i modelli più tradizionali del fare impresa e solleva importanti quesiti ai quali tutti gli Stati, vista la portata globale del fenomeno, cercano di fornire delle risposte, nel tentativo di stare al passo con questi rapidi mutamenti. Accanto agli aspetti di natura fiscale, che ho già avuto modo di affrontare in un contributo apparso su questo giornale lo scorso 18 settembre, possono sorgere anche interrogativi circa la necessità di controllo dei servizi offerti in rete e di assoggettare questi nuovi attori alle medesime condizioni di chi opera in modo tradizionale. Riflessioni che sono in corso anche nel nostro Cantone e che toccano in particolare il tema – oggetto anche di diversi atti parlamentari – dell’offerta di alloggi e della conseguente applicazione della tassa di soggiorno. Le principali voci critiche verso queste nuove forme di impresa provengono dagli operatori storici, i quali temono una forte concorrenza dalle aziende che operano secondo questo nuovo modello economico e che, laddove non vi è ancora un chiaro adeguamento della regolamentazione esistente anche al settore dell’economia della condivisione, riescono ad offrire prezzi più competitivi. Si tratta quindi di seguire con attenzione l’evoluzione di questo nuovo fenomeno e di prevedere un quadro normativo e un sistema di controllo che garantiscano trasparenza, equità di trattamento e una concorrenza leale tra le aziende più tradizionali e quelle che si affacciano sul mondo del digitale. Lo sviluppo e l’adeguamento normativo a questa nuova realtà permette, in ultima analisi, anche di tutelare gli utenti e i consumatori. Non va infatti dimenticato che il successo dei modelli di sharing economy dipende anche dalla capacità di creare quel necessario rapporto di fiducia che deve instaurarsi tra chi offre i servizi e gli utenti. Una fiducia ancor più difficile da conquistare rispetto ai modelli di scambio tradizionale, visto che la relazione tra le parti avviene a distanza e a livello virtuale. Un contesto di questo tipo mostra in modo chiaro come la digitalizzazione, che avanza a passo sostenuto, richieda una riflessione e una conoscenza ad ampio raggio. Non solo gli aspetti tecnici e tecnologici devono essere compresi per sfruttarne al meglio le potenzialità, ma occorre anche valutare per tempo gli eventuali adattamenti necessari a livello normativo e soprattutto l’impatto sul quotidiano dei cittadini, il cui sistema tradizionale del concepire le relazioni è in rapida trasformazione.