I Puffi, 60 anni di fiaba, successo e stalinismo...
Li hanno accusati di essere non solo comunisti, ma anche stalinisti, in virtù della loro rigida struttura sociale. Li hanno bollati come fautori di un pensiero maschilista-sessista, con quel loro villaggio abitato da un solo essere di sesso femminile, per altro in origine malefico. Qualcuno ha detto di loro che, con quei copricapo sospetti e il manto rosso del loro grande vecchio, richiamavano evidentemente il Ku Klux Klan. Il loro inconfondi- bile blu è stato interpretato da altri come un chiaro riferimento al potere massonico. Sono stati visti all’origine di una neolingua standardizzata, incolore e uniformata al ribasso. Sono stati accusati di ogni nefandezza ma loro, i Puffi, ne sono usciti immacolati, più forti di prima. E oggi, a 60 anni dalla loro nascita quasi casuale, possono vantare già tre lungometraggi di successo prodotti alla maniera del nuovo millennio, oltre alla serie di fumetti e a quella di cartoni animati per la tv realizzata negli anni 80 da Hanna & Barbera. Quest’ultima, in particolare, baciata da uno strepitoso successo e divenuta simbolo di una generazione, tanto più nella versione italiana per la quale vennero messe a punto le nuove sigle cantate da Cristina D’Avena. I Puffi – in origine Schtroumpfs, da cui l’italiano Strunfi (ben presto abolito causa assonanza pericolosa) – sono scaturiti nel 1958 dalla penna di Peyo, al secolo Pierre Culliford, fumettista belga, in una storia in cui avevano un ruolo marginale. Ma quelle buffe e un po’ stranianti creature blu hanno subito colpito l’immaginario collettivo, guadagnandosi già nel 1959 una striscia (e una pufflingua) tutta loro. Si è così definita l’ambientazione fiabesca e medievaleggiante delle loro storie, in cui va in scena di episodio in episodio una versione aggiornata della classica lotta fra Bene e Male, incarnato dal perfido Gargamella e dalla sua ottusa gatta Birba. Nel microcosmo sognante di Pufflandia, organizzata oasi di serenità per generazioni di bimbi (e non solo), i Puffi si sono guadagnati un merchandising milionario, un gusto gelato e pure una divertita serissima analisi linguistica di Umberto Eco (‘Schtroumpf und Drang’). E ora pure una mostra – ‘Mondo Puffo’ al Wow, il museo del fumetto di Milano, dal 23 ottobre al 25 novembre – che promette di soddisfare molte curiosità, ma per fortuna non di rispondere alla domanda delle domande: come nascono i Puffi? L’incanto può durare ancora a lungo. CLO