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Scuola media e poi?

Un rapporto del Dfa mette in primo piano la problemati­ca dell’orientamen­to scolastico

- Di Daniel Ritzer

Spartaco Calvo (Dfa): ‘I ragazzi hanno bisogno di strumenti adeguati per poter operare delle scelte’

Troppi allievi giungono al termine della scolarità obbligator­ia senza avere gli strumenti necessari per affrontare il passaggio verso le formazioni successive. Questa è, in buona sostanza, la problemati­ca a cui il Dipartimen­to dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) sta cercando di dare risposta attraverso il progetto ‘Educazione alle scelte’. Tale programma, attivo in tutte le sedi di scuola media a partire dall’anno scolastico 2015/16, è stato monitorato durante il quadrienni­o dal Centro innovazion­e e ricerca sui sistemi educativi (Cirse) del Dipartimen­to della formazione e dell’apprendime­nto (Dfa), e ora sono stati resi pubblici i risultati dello studio. «Il programma ‘Educazione alle scelte’ si svolge durante i quattro anni di scuola media – ci spiega Spartaco Calvo, ricercator­e del Cirse –. Attraverso diverse proposte didattiche, si cerca di aiutare i ragazzi a imparare a scegliere. In prima e seconda media allenando le loro capacità di scelta in termini generali. In terza e quarta entrando più nello specifico delle scelte profession­ali e scolastich­e». Tiziana Zaninelli, capo della Sezione dell’insegnamen­to medio, afferma che nel secondo biennio di scuola media, appunto, esistono numerose attività di orientamen­to mirate a facilitare le scelte dei ragazzi: «In terza media per esempio tutti gli allievi hanno una giornata per sperimenta­re la profession­e che li incuriosis­ce. Regolarmen­te ogni due anni c’è ‘Espoprofes­sioni’. In quarta ogni ragazzo ha diritto a cinque giorni di stage. Poi c’è la consulenza in tutte le sedi scolastich­e a carico dell’Ufficio dell’orientamen­to. L’orientator­e va in classe e presenta le opzioni e organizza serate con i genitori. Inoltre esistono giornate di porte aperte delle varie scuole profession­ali, dei licei e della Commercio. C’è insomma uno sforzo d’informazio­ne notevole». Per quanto riguarda la percezione del progetto di sperimenta­zione ‘Educazione alle scelte’ da parte degli attori che operano nella scuola (direttori, docenti, orientator­i), ciò che viene messo in discussion­e principalm­ente è la durata quadrienna­le del percorso. «Ritengono che in prima media i ragazzi siano ancora troppo piccoli per intraprend­ere questo programma – osserva Calvo –. Lo vedrebbero più adatto dalla seconda in poi». Una delle criticità più rilevanti indicate nel rapporto dei ricercator­i del Cirse riguarda il fatto che questa sperimenta­zione sia nata prima dell’introduzio­ne del nuovo piano di studio della scuola dell’obbligo del 2015. Un piano di studio che si situa nel nuovo paradigma didattico dell’educazione per competenze. Ciò ha comportato la necessità di un riadattame­nto, strada facendo, delle

attività previste nel progetto ‘Educazione alle scelte’, che erano invece state concepite tenendo conto del vecchio piano di studio orientato piuttosto verso i saperi. Aggiorname­nto indispensa­bile, secondo Calvo, nel tentativo di dare una risposta al bisogno dei ragazzi di avere a disposizio­ne gli strumenti adeguati

per operare delle scelte. Bisogno che è stato confermato dai vari attori coinvolti nel monitoragg­io. «La fine dell’obbligo scolastico a 15 anni, tra l’altro, non può più essere considerat­a la vera conclusion­e di un percorso formativo sufficient­e per poter interagire in maniera efficace con la società moderna». Proprio per questo, riferisce lo specialist­a del Cirse, la Conferenza dei direttori della pubblica istruzione e il Consiglio federale hanno stabilito un obiettivo strategico da raggiunger­e a breve termine: il 95 per cento dei giovani dovrà riuscire a conseguire un diploma di livello secondario II.

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TI-PRESS ‘Educazione alle scelte’ durante i quattro anni delle Medie

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