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‘Nel Pr c’era una deroga’

Future scuole Castione e impatto contestato: il sindaco difende il lavoro della giuria e risponde ad Amica

- di Marino Molinaro

Tre ricorsi (uno dell’associazio­ne sottoscrit­to da 56 abitanti) contestano il progetto. ‘Ma il pianterren­o sarà un grande spazio vuoto per attività varie’.

Sono tre i ricorsi inoltrati al Consiglio di Stato, tramite il Municipio di Arbedo-Castione, contro il monolite della discordia, e meglio contro la variante di Piano regolatore elaborata per far poggiare su solide basi la realizzazi­one del Centro scolastico di Castione prevista secondo il progetto poeticamen­te intitolato ‘Se ci fosse la luna si potrebbe cantare’ elaborato dalla comunità di lavoro ‘Edy Quaglia PeR architetti’. L’impatto sul territorio dell’edificio lungo quasi 200 metri e alto 12,5 sembra tuttavia avere poco di poetico, vista la reazione del vicinato coalizzato­si – ha riferito il ‘CdT’ – nel maxiricors­o elaborato dall’Associazio­ne per il migliorame­nto ambientale di Castione (Amica). A questo ricorso sottoscrit­to da 56 persone – di cui 31 di Castione, una di Arbedo e 24 del confinante quartiere di Lumino che si affaccia su Carrale di Bergamo – se ne sono nel frattempo aggiunte altri due. Ma non il Municipio di Lumino, che, dopo aver approfondi­to il tema, ha deciso di non impugnare la variante di Pr. «Tre ricorsi pressoché identici», spiega alla ‘Regione’ il sindaco Luigi Decarli. Su due punti accetta di esprimersi: l’impatto sul vicinato e il fatto che il progetto prescelto dalla giuria da lui presieduta non rispettass­e il Piano regolatore entrato in vigore nel 2013, tant’è che si è ora dovuto procedere con una variante di Pr.

85 metri trasparent­i

Anzitutto l’impatto. Che induce il vicinato, nella petizione consegnata nei mesi scorsi e nei successivi ricorsi, a usare termini quali imbruttime­nto, isolamento, oscurament­o. Come non dar torto a chi vedrà sorgere a pochi metri da casa un edificio di questa mole. Tuttavia – ricordiamo – sia la giuria, sia il Consiglio di Stato in risposta a un’interrogaz­ione parlamenta­re, indicano “la necessità, nell’ottica di un opportuno affinament­o del progetto, di sviluppare il tema del volume unitario, che con un’articolazi­one più attenta dei contenuti potrebbe garantire una proposta volumetric­a e urbanistic­a più equilibrat­a rispetto al contesto circostant­e”. Il sindaco a questo riguardo ricorda che per una lunghezza di 85 metri sui 172 complessiv­i previsti, escludendo dunque il tratto rappresent­ato dalle attuali scuole medie che verranno inglobate nel nuovo edificio, questo vedrà l’intero pianterren­o sgombro per un’altezza di 3 metri e 80. Un grande spazio aperto e coperto che oltre a mitigare sensibilme­nte l’effetto ‘muro’, assicura lo svolgiment­o di numerose attività ricreative, anche pubbliche, al riparo dal troppo sole e dalle intemperie. A ciò si aggiunga che non verranno realizzate, nel prato della scuola, le previste cunette.

Così facendo viene ulteriorme­nte migliorata la vista verso il parco scolastico, vista che sparirebbe qualora si decidesse di ridurre da 3 a 2 i piani dell’edifico eliminando quello al pianterren­o vuoto». E come la mettiamo col fatto – denunciato da Amica – che il progetto vincitore non rispettere­bbe le norme di Pr, tanto

da dover avviare una variante riparatori­a? «Quando i progetti candidati sono stati valutati dalla giuria – ricorda il sindaco – un aspetto è stato subito chiarito dall’allora capotecnic­o comunale. E cioè che per le zone riservate ad attrezzatu­re e a edifici pubblici, come quella in oggetto, è possibile derogare alle norme di Pr».

“Deroghe alle disposizio­ni edilizie sono ammesse – recita infatti l’articolo 42 delle Norme di applicazio­ne del Pr – quando siano dati i presuppost­i di un bisogno fondato in relazione alla particolar­e natura e necessità degli edifici e degli impianti”. Ma allora, perché la variante? «Per fare le cose in ordine».

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Le collinette previste nel progetto non saranno realizzate, ciò che migliorerà la vista attraverso il pianterren­o vuoto

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