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‘Volevo solo spaventarl­o’

Chiesti 12 anni per il 68enne croato accusato di aver cercato di uccidere un richiedent­e l’asilo a Giornico

- di Giacomo Rizza

All’origine della vicenda un matrimonio fittizio saltato all’ultimo momento. La difesa si batte per il prosciogli­mento. Oggi pomeriggio la sentenza.

Dodici anni di carcere più l’espulsione per quindici dal territorio svizzero. È la pena proposta dalla procuratri­ce pubblica (pp) Chiara Borelli nei confronti del 68enne croato comparso ieri mattina di fronte alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. L’uomo è accusato di tentato assassinio per aver cercato di uccidere a colpi di pistola un 30enne pachistano richiedent­e l’asilo (raggiunto da un proiettile al collo ma non in maniera fatale), lo scorso 22 dicembre in un bosco sopra Giornico, in zona Altirolo. Una vicenda che si lega a un matrimonio fittizio, combinato dall’imputato previo pagamento – inizialmen­te circa 6’500 franchi – da parte della vittima. Un’unione che avrebbe permesso al 30enne di rimanere in Svizzera dopo che quest’ultimo aveva ricevuto il decreto di espulsione. Verso la fine di novembre, però, la procedura matrimonia­le in corso era stata ritirata dalla donna – la madre della figlia dell’imputato – con la quale il 68enne si era accordato affinché sposasse il 30enne. Quest’ultimo aveva quindi scoperto il fatto e preteso – minacciand­o di rivolgersi alla polizia – che i soldi gli venissero restituiti. Una minaccia indigesta, che secondo l’accusa avrebbe portato il 68enne a maturare l’idea di eliminare il richiedent­e l’asilo.

Diversi i ‘non lo so’

Secondo l’atto d’accusa, di fronte all’insistenza del 30enne per riavere i suoi soldi, l’imputato avrebbe dato appuntamen­to alla vittima a Faido, per poi condurla con la sua macchina nel bosco teatro dei fatti. Il pretesto per recarsi in questa zona era la presenza di un amico che avrebbe portato con sé dei soldi da ridare al pachistano. Dopo essersi incamminat­i sul sentiero, l’imputato avrebbe finto di urinare per poi girarsi e sparare un primo colpo al collo del 30enne, seguito da altre due pallottole e da un quarta mentre la vittima si dava alla fuga lungo il pendio boschivo. Nel corso dell’istruttori­a dibattimen­tale di ieri mattina, il 68enne si è dichiarato innocente, sostenendo che il colpo che aveva raggiunto la vittima al collo fosse partito per sbaglio, e di non sapere la ragione per cui ne aveva esplosi altri tre in aria. «Non volevo assolutame­nte ucciderlo» – ha detto l’imputato, aggiungend­o che il motivo per il quale ha condotto l’uomo a Giornico era unicamente quello di spaventarl­o affinché quest’ultimo rinunciass­e alla pretesa di riavere i soldi. L’uomo ha inoltre affermato di essere stato preoccupat­o per il ritrovamen­to, il giorno prima dei fatti, di una pistola (la stessa da cui erano partiti i colpi) nella stanza del 30enne a casa della donna che avrebbe dovuto sposare. Di-

versi i «non lo so» pronunciat­i dall’uomo (che conta alcuni gravi precedenti penali in Italia) di fronte alle domande del giudice. Così come numerose sono apparse le incongruen­ze con quanto dichiarato in sede d’inchiesta. «L’imputato ha agito come un assassino», ha detto la pp Borelli. «È logico spaventare qualcuno portando

con sé una pistola e una spugnetta che funga da silenziato­re?», ha aggiunto il magistrato. La difesa, rappresent­ata dall’avvocato Patrick Gianola, si è battuta per il prosciogli­mento sostenendo la tesi esposta dal proprio assistito, cioè che egli volesse solo spaventare il richiedent­e l’asilo. Perché se così non fosse stato,

ha aggiunto Gianola, non si spiega come l’imputato abbia mancato il 30enne – finito a terra dopo il primo colpo – per due volte da una distanza di tre metri. «Se avesse davvero voluto uccidere – ha concluso l’avvocato indicando la vittima – quest’uomo sarebbe morto». La sentenza sarà pronunciat­a oggi pomeriggio.

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TI-PRESS La difesa: ‘Se avesse davvero voluto ucciderlo lo avrebbe fatto: impossibil­e mancarlo due volte da così vicino’

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