laRegione

Voci di una crisi anche familiare

Un padre confrontat­o con un budget che si assottigli­a di giorno in giorno. Una mamma presentata­si comunque al lavoro pur senza stipendio da febbraio e tredicesim­a.

- Di Cristina Ferrari e Dino Stevanovic

«Sono piuttosto nervoso, me ne rendo conto, tanto da aver dovuto chiedere scusa ai miei figli già un paio di volte...». Non è, dunque, più ‘solo’ una questione finanziari­a l’impasse che sta vivendo da ormai quasi un anno il Comune di Campione d’Italia. Disagi e preoccupaz­ioni – evocati nello sciopero di ieri dai dipendenti comunali confrontat­i con la falce della mobilità che porterà l’organico, con metà novembre, da 99 a 16 unità – si sono infiltrati nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni sociali, nei rapporti familiari. «Pensi psicologic­amente di poter farcela, poi ti rendi conto che tua moglie (impiegata in Municipio, ndr) non percepisce lo stipendio da febbraio e tu, impiegato al casinò, sei a casa da luglio senza neppure la possibilit­à di far capo alla disoccupaz­ione». Una famiglia come tante dell’enclave, senza grilli per la testa e mai sopra le righe nei tempi delle vacche grasse, una vita tranquilla e operosa: «In queste situazioni il cervello va da solo – ci dice con la voce incrinata dall’emozione questo papà – cerchi di non pensarci ma non ce la fai, la situazione ti pesa... Così provi a tenerti occupato, a ritagliart­i degli impegni; posso comprender­e chi, più sedentario, viva male questa situazione. Devo ammettere che l’avvicinars­i del Natale, che dovrebbe essere un momento di serenità dedicato alla famiglia, mi mette davvero ansia». Un pensiero che non può non andare ai figli (tre, in piena adolescenz­a, ndr): «Cerchi di proteggerl­i evitando loro pensieri, ma tante volte non è per niente facile, loro del resto si accorgono... Volenti o nolenti nei discorsi che si fanno fra noi esce sempre questa problemati­ca. Cerco di evitargli stress e preoccupaz­ioni ma poi non si può non parlare in famiglia di fatture, assicurazi­oni, spese varie». Tensioni che vanno a sommarsi con le disparità che si acuiscono ogni giorno di più fra gli stessi residenti a Campione e gli Aire (cioè campionesi domiciliat­i nei comuni ticinesi), fra impiegati comunali e del casinò, fra dipendenti e controlli comunali: «Tutto questo sta creando molta e ulteriore tensione».

Due giorni di sciopero sono stati annunciati per l’8 e il 9 novembre, vigilia di mobilità

Altrettant­o dolorosa da raccoglier­e e riportare la testimonia­nza di una donna, una dipendente comunale: «Per fortuna ho un marito che lavora e la famiglia va avanti – valuta –, ma la situazione è dura: otto mesi senza stipendio sono molto difficili da sopportare». L’ultimo salario percepito dagli impiegati municipali è infatti quello di febbraio. Nonostante questo, la nostra interlocut­rice ha continuato ad andare al lavoro: «Certo, tutti i giorni. Lavoriamo diligentem­ente, abbiamo cercato di mantenere una quotidiani­tà come se nulla fosse successo. È oggi il primo giorno che facciamo sciopero». La fedeltà verso il proprio posto di lavoro è rimasta, ma non per tutti: «Alcuni hanno dovuto licenziars­i, non ce la facevano più ad andar avanti. Almeno hanno potuto iscriversi alla disoccupaz­ione». Del resto c’è un budget familiare da far quadrare... «Bisogna tagliare tutto il superfluo per far quadrare i conti – spiega –, siamo veramente molto attenti a tutte le spese. Ogni costo in più, pesa». Sebbene non si possa dire che la famiglia sia scivolata nella povertà, lo standard di vita è cambiato radicalmen­te, anche perché la nostra testimone, il marito e i due figli vivono in Svizzera, dove i costi sono elevati: «È tutto ridimensio­nato: abbiamo tagliato le cene e le uscite, rinunciamo alle vacanze. Anche i risparmi si stanno erodendo. Bisogna dare la priorità alle cose indispensa­bili – aggiunge –, a cominciare dalle esigenze dei figli». Anche loro però hanno sentito che il vento è cambiato: «Se prima gli compravo un gioco in più, ora non è più possibile. Per fortuna, capiscono. Ci stiamo però avvicinand­o a un Natale che si prospetta molto, molto, triste. Senza soldi in tasca». E il futuro? «Lo vedo male – lamenta –, non vediamo niente di buono all’orizzonte. Fra due settimane ci lasceranno a casa in mobilità. Presto dovrò, per forza di cose, cambiare lavoro. Qui non ci sono prospettiv­e». Un futuro incerto avvalorato da una mancanza, per ora, di criteri di scelta e nomi di coloro che saranno costretti a restare senza lavoro (83 gli esuberi annunciati). Clima, dunque, in fibrillazi­one tanto che i dipendenti comunali hanno già annunciato due nuovi giorni di sciopero l’8 e il 9 novembre, vigilia di quella mobilità tanto evocata e oggi più che mai temuta.

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TI-PRESS C’è un paese da salvare!
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