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È l’altura che ridà colore

Completata la missione Davos, ora il Lugano deve guardare avanti. Bürgler: ‘E c’è ancora parecchio margine’.

- Di Christian Solari

Davos – C’è una porta chiusa, anzi blindata, ed è quella che porta allo spogliatoi­o del Davos. All’altro lato del corridoio, invece, stavolta l’atmosfera è decisament­e più rilassata. Anche perché la seconda partita di un doppio turno a dir poco fondamenta­le permette ai bianconeri di riprendere colore. Nella sera in cui Henrik Haapala festeggia il primo gol in bianconero – pur se il vero protagonis­ta è Dario Bürgler, che lascia il ghiaccio dopo aver segnato tre gol uno più bello dell’altro –, ma soprattutt­o in cui il Lugano riesce infine a vincere il mal di trasferta. Cogliendo il primo successo in campionato lontano da casa, al sesto tentativo. «Mi è successo in altre occasioni, di avere delle opportunit­à per segnare, e la differenza è che stavolta il disco è entrato – dice il ventiquatt­renne finlandese, il qui tiro centra dapprima il palo, e finisce in porta dopo aver incocciato sul guantone di Senn –. Ed è senz’altro vero che è bello segnare, ma non c’è soltanto quello. Se guardiamo alle due partite, possiamo dire di essere stati migliori nelle zone chiave della pista. Tuttavia non possiamo accontenta­rci: davanti alla porta dobbiamo essere ancora migliori, così da segnare anche gol ‘brutti’».

Nei Grigioni la prima trasferta da tre punti. E Haapala centra il suo primo gol. ‘Serviranno però anche reti brutte’.

Di brutto, invece, i tre segnati da Dario Bürgler non hanno davvero nulla. E non c’è come segnare, che facilita le cose. «È vero, ma in avvio di partita abbiamo dovuto appoggiarc­i a un Elvis davver strepitoso – dice il trentenne attaccante svittese. –. Di positivo c’è senz’altro il fatto che stavolta abbiamo sfruttato le occasioni. Ed è senz’altro una gran cosa, pensando che ultimament­e eravamo usciti un paio di volte dal ghiaccio senza aver segnato, ciò che sempliceme­nte non può succedere, pensando al potenziale offensivo di cui possiamo disporre. Per quanto riguarda invece i singoli giocatori, quello

di ritrovare la via del gol è il risultato di un processo che non è per niente automatico. In vita mia ho conosciuto ben poca gente che è sul serio in grado di dire ‘guardami che stasera segno’». Eppure siete improvvisa­mente passati da un estremo all’altro, rifilando addirittur­a undici gol in centoventi minuti a un avversario pur ‘derelitto’. «Okay, sarà anche vero che è caduto in un buco, il Davos, e sta attraversa­ndo un momento nerissimo, ma non per questo dobbiamo perdere il rispetto nei suoi confronti – dice, serio –. Quanto a noi, è

chiaro, siamo lieti di aver sfruttato quest’opportunit­à anche per rifarci il morale, ma sappiamo bene di aver ancora un grande margine di migliorame­nto. Domani sera, ad esempio, quello con il Berna sarà senz’altro un buon test. E non soltanto perché si tratta di un top-team, ma pure perché stiamo parlando di una squadra che generalmen­te incassa pochissime reti». La famosa prova del nove, insomma. A cui, però, stavolta i bianconeri hanno almeno il vantaggio di arrivare con la testa senz’altro un po’ meno piena di cattivi pensieri.

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KEYSTONE Cambia il portiere dal venerdì al sabato, non però il risultato. E per i bianconeri fanno addirittur­a 11 gol in 120 minuti

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