È l’altura che ridà colore
Completata la missione Davos, ora il Lugano deve guardare avanti. Bürgler: ‘E c’è ancora parecchio margine’.
Davos – C’è una porta chiusa, anzi blindata, ed è quella che porta allo spogliatoio del Davos. All’altro lato del corridoio, invece, stavolta l’atmosfera è decisamente più rilassata. Anche perché la seconda partita di un doppio turno a dir poco fondamentale permette ai bianconeri di riprendere colore. Nella sera in cui Henrik Haapala festeggia il primo gol in bianconero – pur se il vero protagonista è Dario Bürgler, che lascia il ghiaccio dopo aver segnato tre gol uno più bello dell’altro –, ma soprattutto in cui il Lugano riesce infine a vincere il mal di trasferta. Cogliendo il primo successo in campionato lontano da casa, al sesto tentativo. «Mi è successo in altre occasioni, di avere delle opportunità per segnare, e la differenza è che stavolta il disco è entrato – dice il ventiquattrenne finlandese, il qui tiro centra dapprima il palo, e finisce in porta dopo aver incocciato sul guantone di Senn –. Ed è senz’altro vero che è bello segnare, ma non c’è soltanto quello. Se guardiamo alle due partite, possiamo dire di essere stati migliori nelle zone chiave della pista. Tuttavia non possiamo accontentarci: davanti alla porta dobbiamo essere ancora migliori, così da segnare anche gol ‘brutti’».
Nei Grigioni la prima trasferta da tre punti. E Haapala centra il suo primo gol. ‘Serviranno però anche reti brutte’.
Di brutto, invece, i tre segnati da Dario Bürgler non hanno davvero nulla. E non c’è come segnare, che facilita le cose. «È vero, ma in avvio di partita abbiamo dovuto appoggiarci a un Elvis davver strepitoso – dice il trentenne attaccante svittese. –. Di positivo c’è senz’altro il fatto che stavolta abbiamo sfruttato le occasioni. Ed è senz’altro una gran cosa, pensando che ultimamente eravamo usciti un paio di volte dal ghiaccio senza aver segnato, ciò che semplicemente non può succedere, pensando al potenziale offensivo di cui possiamo disporre. Per quanto riguarda invece i singoli giocatori, quello
di ritrovare la via del gol è il risultato di un processo che non è per niente automatico. In vita mia ho conosciuto ben poca gente che è sul serio in grado di dire ‘guardami che stasera segno’». Eppure siete improvvisamente passati da un estremo all’altro, rifilando addirittura undici gol in centoventi minuti a un avversario pur ‘derelitto’. «Okay, sarà anche vero che è caduto in un buco, il Davos, e sta attraversando un momento nerissimo, ma non per questo dobbiamo perdere il rispetto nei suoi confronti – dice, serio –. Quanto a noi, è
chiaro, siamo lieti di aver sfruttato quest’opportunità anche per rifarci il morale, ma sappiamo bene di aver ancora un grande margine di miglioramento. Domani sera, ad esempio, quello con il Berna sarà senz’altro un buon test. E non soltanto perché si tratta di un top-team, ma pure perché stiamo parlando di una squadra che generalmente incassa pochissime reti». La famosa prova del nove, insomma. A cui, però, stavolta i bianconeri hanno almeno il vantaggio di arrivare con la testa senz’altro un po’ meno piena di cattivi pensieri.