Il peso dello ‘slot’: pochi tiri, ma buoni
Davos – Stavolta c’è pure l’autorità. Frutto dei gol che arrivano al momento giusto, oltre che di un’efficacia sotto porta quasi incredibile: 18 tiri, 6 gol. Ma non c’entra solo il cinismo: la verità è che a Davos il Lugano è padrone dello slot, e non a caso le sei reti arrivano con tiri che partono o da lì, o dalle sue immediate vicinanze. Mentre il Davos, sceso sul ghiaccio tanto determinato sia con la testa sia con le mani, quando il Lugano allunga il passo (segnando due volte con i primi tre tiri) scompare praticamente di scena. Quanto la testa giochi un ruolo importante in situazioni del genere, lo si capisce guardando anche a ciò che succede sul fronte opposto, con gli uomini di Ireland che a risultato ormai acquisito tornano anche a divertirsi facendo girare il disco, come capita nell’azione che porta al 5-0 dell’inarrestabile Bürgler (sull’inedito asse Chorney-Klasen). Naturalmente, i tre punti nel cuore delle Alpi non stanno a indicare che a Lugano è tornato a splendere il sole, ma di certo permettono ai bianconeri di guardare alla classifica partendo da un’altra prospettiva. Al termine di una serata in cui, per una volta, non c’è bisogno di tirare in ballo il powerplay, visto che il ‘regular play’ basta e avanza. Pur se è sufficiente ricordarne la percentuale di riuscita – che ora è dell’8,70%! – per non scordarsi che c’è ancora del lavoro da fare. E parecchio. C.S.