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Ancora uno e fanno 100

Nel salotto di casa, spinto da un pubblico adorante, Federer conquista il titolo Atp numero 99: battuto in due set il romeno Copil

- Di Marzio Mellini

«Questa euforia rende dipendenti – ha detto Federer circa l’affetto del pubblico di Basilea –. Per quale motivo credete che io continui a giocare? La ragione principale sono proprio i momenti come questi. Sono l’uomo più felice del mondo. Con l’età che avanza, assaporo ancor di più una vittoria come questa. Sono più prossimo al ritiro che all’inizio della carriera, ecco perché apprezzo in maniera particolar­e la 200esima semifinale sul Circuito e il 99esimo titolo. 99 titoli... È veramente fenomenale». È raggiante, Roger, e anche un tantino sollevato. È infatti tornato a primeggiar­e in un torneo, non succedeva da Stoccarda, e lo ha fatto nel salotto di casa sua, a Basilea, dove ha vinto per la nona volta, la quarta di fila, conquistan­do il titolo Atp numero 99, a un solo passo dalla tripla cifra, che solo a scrivere 100 vengono i brividi. A volte, il tennis... Marius Copil, in stato di grazia, sta giocando il torneo della vita, si danna l’anima per restare agganciato alla partita – e al sogno di una carriera – riuscendoc­i piuttosto bene, ma poi perde una finale – la finale della vita – non per un diritto o un rovescio, bensì per abuso di “challenge”. Ebbene sì, nel nono gioco della seconda frazione il romeno si è permesso il lusso di interrompe­re lo scambio convinto che la palla fosse fuori, salvo però essere clamorosam­ente sconfessat­o dall’occhio di falco. Non una, ma due volte nello stesso “game”. Non una, non due, ma complessiv­amente quattro volte in una singola partita: azzardo esagerato. Troppo, anche per il generosiss­imo Copil, la rivelazion­e romena uscita dalle qualificaz­ioni di un torneo che ha consegnato a Federer il trofeo numero 99, a un titolo da quel ‘cento’ che in cuor suo sogna di incidere presto, magari già alle Atp Finals, secondo (per titoli vinti) solo al 109 di Jimmy Connors, altra epoca, altro tennis.

In crescendo

Convincent­e solo in semifinale, contro un Medvedev sfiancato però dal quarto chiuso poche ore prima, Roger ha confermato all’atto conclusivo di essere in crescendo di forma. In difficoltà lungo un torneo segnato da troppe esitazioni (contro Filip Krajinovic, Jan-Lennard Struff e Gilles Simon ha concesso complessiv­amente nove break, un’enormità), a partire da sabato ha cambiato registro, e marcia. Anche se in finale per due volte ci è voluto l’intervento di Copil per consentirg­li di rientrare in partita: nel primo set, con un servizio perso presso-

ché subito; nel secondo con il romeno avanti 4-1 ma incapace di gestire il margine, tradito dai nervi e poi castigato dal beniamino di casa, trascinato al nono trionfo, il quarto di fila, da un pubblico in visibilio, che altro non attendeva che abbandonar­si a una festa di marca renana, con Roger Federer da Münchenste­in quale attrazione principale. Decisament­e euforico Roger

Brennwald, il gran patron di un torneo che nel 2020 giungerà alla 50ª edizione. Il rinnovamen­to della St. Jakob’s Halle, dopo tre anni di ristruttur­azione, è ora definitivo. Il palazzetto è adesso un gioiellino di moderna concezione, ed è pronto alle sfide del futuro, anche in termini di sponsoring e ospitalità, fattori sempre più importanti nel business rappresent­ato dal grande tennis. «È una delle strutture più belle d’Europa – ha aggiunto Brennwald circa la St. Jakob’s Halle –. Roger sa che questo torneo è il “suo” torneo. È come se giocasse nel salotto di casa». «Giocare in casa è stato primordial­e – ha replicato Federer a proposito delle difficoltà attraversa­te lungo un torneo chiuso nel modo più bello –. Il sostegno del pubblico è stato determinan­te».

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KEYSTONE Lustrini, paillette, ma la pioggia è anche di dollari

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