L’export di armi non cambia
Il Consiglio federale ha rinunciato ad allentare le norme sulla vendita di materiale bellico
Per il governo, alla nuova normativa è venuto a mancare il necessario appoggio politico. Delusa la Ruag: ‘Decisione dannosa’.
Berna – Il Consiglio federale rinuncia ad allentare le norme sulle esportazioni di materiale bellico, sotto la pressione delle proteste in Svizzera e della mutata situazione internazionale. La misura, precisa un comunicato diffuso mercoledì, non gode più dell’appoggio politico necessario, in particolare nelle Commissioni della politica di sicurezza delle Camere. Il governo ha quindi annunciato che non procederà alla prevista revisione dell’ordinanza sul materiale bellico. Insistere sulla riforma potrebbe “avere effetti controproducenti per l’attuale prassi di autorizzazione delle esportazioni”. “Abbiamo discusso e soppesato molto i pro e i contro e siamo giunti alla conclusione che non è molto realistico né molto intelligente continuare il processo di liberalizzazione in un tale momento”, ha spiegato Johann Schneider-Ammann a ‘24 Heures’ e ‘La Tribune de Genève’. “È effettivamente necessario studiare le attuali condizioni di mercato e analizzare i vantaggi e le conseguenze di un allentamento”, ha aggiunto il ministro dimissionario. “L’Arabia Saudita riceverà al massimo ciò che è stato negoziato e firmato per pezzi di ricambio e munizioni”. Ruag, l’impresa di armamenti della Confederazione, è “molto delusa” del ripensamento. “Una decisione di questo tipo non è positiva per l’indipendenza e per l’occupazione in Svizzera”, ha dichiarato alla stampa il nuovo presidente del consiglio di amministrazione Remo Lütolf. “L’industria elvetica e le competenze di base risulteranno indebolite”, ha aggiunto sottolineando che “altri Paesi europei neutrali, come la Finlandia, hanno normative sulle esportazioni più ragionevoli e più condiscendenti della Svizzera”. Per l’Alleanza contro le esportazioni di armi nei Paesi in guerra civile si tratta invece di “un passo nella giusta direzione. Ma una sospensione non basta, l’ordinanza deve essere abbandonata”, ha detto all’agenzia Keystone-Ats Lisa Mazzone (Verdi), co-presidente della coalizione. È importante che norme chiare sulle esportazioni di armi siano sancite per legge e non più in un’ordinanza, in modo da consentire un dibattito parlamentare e democratico, ha aggiunto. Il 15 giugno il Consiglio federale, sollecitato dall’industria elvetica dell’armamento, si era detto disposto ad autorizzare le esportazioni di armi verso Paesi in cui è in atto una guerra civile se non vi è motivo di credere che siano utilizzate nel conflitto.