laRegione

Cartoline da Auschwitzl­and

- Di Lorenzo Erroi

Sta per tornare il fascismo e non ho niente da mettermi! Avrà pensato così la militante di (…)

(…) Forza Nuova con la maglietta dedicata ad ‘Auschwitzl­and’, libera associazio­ne fra il lager polacco e i parchi giochi della Disney. “Ho messo la prima che ho trovato”, si è in effetti giustifica­ta la 48enne bolognese Selene Ticchi, giunta domenica nella ridente Predappio per l’annuale commemoraz­ione della Marcia su Roma. Ha spiegato che era solo un’espression­e di “humour nero”, dimostrand­osi fine conoscitri­ce del genere celebrato da André Breton, dal Kabarett weimariano di Karl Valentin e dalle scenette dei Monty Python. O magari pensava al nero sulle camicie dei suoi camerati, vai a sapere.

Ma non disperiamo. Proprio Valentin notava che “non bisogna farla tragica com’è effettivam­ente”. Prefiguran­do così la sorniona tranquilli­tà di Paolo Mieli, che sul ‘Corriere della Sera’ ci rassicura assai: “Il fascismo negli ultimi settant’anni non è più stato all’orizzonte dei Paesi occidental­i”. Massì. In fondo i raduni dei fascisti a Predappio ci sono da una vita, così come i negozietti che gli vendono di tutto, dai magneti con Mussolini che nuota in riviera al ‘Führerwein’ (“quello lo vendo ai crucchi quando vengon su dal mare”, mi spiegò un commercian­te del posto, inconfondi­bile pronuncia romagnola e ghigno da iena). Una volta, se è per quello, c’erano anche i ‘rossi’ che andavano a menarli: ogni anno il vicino dei miei genitori si caricava sulla Lambretta il genero – che a dirla tutta non era molto entusiasta di quelle trasferte – e dal Cesenate raggiungev­a l’ingresso del paese: appena un automobili­sta si fermava per chiedere dove fosse la tomba del Duce, giù botte. Adesso, se non altro, il linciaggio di Selene Ticchi parrebbe limitato ai social network, dove già spuntano insulti sessisti e s’invocano pene medievali (ulteriorme­nte fomentate dal solito spiaggiato che controbatt­e: “E allora il Pd?”).

Certo, sarebbe più facile sdrammatiz­zare se in giro non si vedessero i segni d’un inverno dello spirito, nel quale ogni forma di razzismo e di velleità fascistoid­e viene titillata dalle stesse formazioni che siedono al governo (e non solo dall’altra parte della ramina). Una stagione in cui riesce difficile credere che chi spara ai neri o nelle sinagoghe sia solo un folle, che la legittimaz­ione istituzion­ale dell’odio non c’entri nulla. Un passo (dell’oca) alla volta saltano i tabù e le inibizioni, la violenza verbale e fisica viene sdoganata. “Muoio alla giornata”, chioserebb­e Ennio Flaiano.

Se non di Flaiano, ricordiamo­ci almeno di Woody Allen: “Ora più che mai il genere umano si trova a un bivio. Una strada porta alla disperazio­ne e al dolore, l’altra all’annichilim­ento totale. Preghiamo di essere tanto saggi da fare la scelta giusta”. Oppure tanto spensierat­i da metterla sul ridere come la signora di Auschwitzl­and; sperando che alcuni echi del Ventennio – i “me ne frego” di Salvini, l’oro alla patria chiesto ai risparmiat­ori italiani per salvarsi dallo spread, l’offerta di terreni incolti a chi mette al mondo il terzo figlio ribattezza­ta dalla satira ‘podere al popolo’ – ne restino solo la parodia.

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