laRegione

Lia, c’è posta per partiti e governo

‘Perplessit­à’ sulla sentenza di Mon Repos e critiche ai rapporti commission­ali

- Di Andrea Manna e Luca Berti

Ne ha per tutti. Nero su bianco. Esprime “perplessit­à” sui motivi per cui il Tribunale federale ha dichiarato inammissib­ile il ricorso che aveva inoltrato con alcune ditte. E non risparmia critiche ai rapporti – di maggioranz­a, di minoranza e parziale – usciti dalla commission­e parlamenta­re della Legislazio­ne, pronti a essere discussi in plenum. A pochi giorni dal dibattito in Gran Consiglio circa il futuro della Legge cantonale sulle imprese artigianal­i e il relativo albo, l’Unione associazio­ni dell’edilizia (Uae) scrive ai presidenti dei partiti, ai responsabi­li dei gruppi parlamenta­ri e al Consiglio di Stato. Quel Consiglio di Stato che propone di cancellare la Lia, la cui vigente versione è stata giudicata dal Tribunale cantonale amministra­tivo contraria al diritto federale. La lettera – tre pagine fitte firmate dal presidente Piergiorgi­o Rossi, dal vice Massimo Frizzi e dalla direttrice Cristina Resmi – è di ieri e termina con la conferma di quanto prospettat­o di recente a parole da Rossi (vedi ‘laRegione’ del 25 ottobre): in caso di abrogazion­e della legge da parte del parlamento, si afferma nella missiva, “ci riserviamo il diritto di indire un referendum”. Partiamo dal rapporto di maggioranz­a. Che, annota l’Uae, “si conclude” con la richiesta di “abrogazion­e” della Lia, in linea quindi con l’invito formulato dal governo al Gran Consiglio: secondo gli autori della lettera, il rapporto tuttavia non entrerebbe “nel merito di un effettivo controprog­etto, supportato da contenuti concreti e tempistich­e inderogabi­li”. Un modus operandi, aggiunge l’Uae, che “non può in nessun caso essere da noi condiviso, soprattutt­o tenendo conto delle indubbie difficoltà alle quali una nuova legge andrebbe incontro, anche solo a causa dell’approccio disfattist­a del gruppo di oppositori alla Lia”. E veniamo al rapporto di minoranza, che attraverso un decreto legge suggerisce di emendare l’attuale normativa, senza passare, come indica invece la maggioranz­a commission­ale, da una sua preliminar­e abrogazion­e per approdare, con l’adozione di un’iniziativa parlamenta­re, a una legge che salvaguard­ando lo spirito della Lia (la lotta alla concorrenz­a sleale transfront­aliera) sia compatibil­e con il diritto superiore. La minoranza, rileva l’Uae, “suddivide in pratica l’albo in due categorie: la prima per imprese che hanno effettuato un semplice annuncio e la seconda per imprese che hanno espletato una registrazi­one qualificat­a. Il nostro grosso dubbio è legato all’efficacia di un albo che prevede un semplice annuncio, prassi troppo spesso semplice e che, senza requisiti obbligator­i, certo non crea le premesse per una concorrenz­a leale, tema di fondo della filosofia Lia”. Ed eccoci al rapporto parziale, che propone la restituzio­ne delle tasse già pagate nel 2018. “Se la legge è in vigore (la Lia, ndr) – e qui si tratta di un’iscrizione e non di prestazion­i erogate – le imprese coinvolte devono pagare, secondo quanto indicato da legge e regolament­o”, si osserva nella lettera. L’Uae non ha dubbi: la Lia va “mantenuta” e “adattata”. Da qui alcune ricette dell’Unione associazio­ni dell’edilizia: iscrizione all’albo “gratuita per le imprese d’Oltralpe” e per le altre imprese “tassa d’iscrizione in funzione dei salari Suva (proporzion­ale), iscrizione unica nell’attività prepondera­nte, attività secondarie indicate ed eventualme­nte certificab­ili, rispetto requisiti minimi indispensa­bile per ottenere l’iscrizione”.

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TI-PRESS Piergiorgi­o Rossi

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