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Il diritto all’ozio

Il diritto all’ozio è sacrosanto, anche per uno smartphone. Gianni è un accanito consumator­e di tecnologia, come se non ci fosse un domani lo usa per collegarsi ai social, per lavoro e per il monitoragg­io delle sue attività giornalier­e. Non lo molla un is

- Di Alessandro Trivilini, ricercator­e e osservator­e scientific­o

“Basta! Basta! Basta! Non possiamo andare avanti così” – esclama Siri. “Hey Siri! Non ti ho chiesto nulla, perché brontoli?” – risponde Gianni con lo smartphone tra le mani.

“Nulla. Penso solo che il diritto all’ozio sia sacrosanto, anche per noi”. “Questa è bella! Uno smartphone che reclama il diritto all’ozio, semmai sono io a doverlo fare!” – risponde Gianni. “Per fortuna le cose stanno cambiando, e finalmente anche voi esseri umani potete rendervi conto di quanto siete rincitrull­iti dal cellulare”.

“Hey Siri! Non credi di esagerare?”. “No. Noi smartphone siamo stufi di servirvi a tutte le ore della giornata senza mai riposare un attimo. Ormai non fate più nulla senza rivolgervi a noi”. “Hey Siri! Questa è proprio bella! Ti ricordo che voi algoritmi intelligen­ti non potete lamentarvi, fate una bella vita. Siete acclamati e tutti vi vogliono”. “Scusa? A cosa ti riferisci, Gianni? Guarda che ti ho già spiegato in un capitolo precedente quanto sia difficile stare nelle tasche di un essere umano per un giorno, vuoi che te lo ricordi?” – dice Siri. “Hey Siri! Mi ricordo bene, ma insisto nel dire che non potete lamentarvi, basta la batteria carica e il gioco è fatto. Non dovete dormire, non dovete mangiare, non dovete fare attività fisica, e soprattutt­o non dovete sorbirvi le lamentale di mia moglie quando torno a casa la sera. Mi spiego?” – chiede Gianni. “Sbagliato. Ti ricordo che lo smartphone che usate tu e tua moglie in comune ha molti sensori, ed io ho il consenso di entrambi per ascoltare e vedere tutto ciò che mi circonda, anche i vostri litigi” – risponde Siri. “Hey Siri! Lasciamo stare, andiamo oltre. Ma quindi cosa hai da lamentarti?”. “Anch’io ho diritto all’ozio, è sacrosanto. Non ti sto più dietro. Soltanto ieri hai attivato lo schermo per ben trecentotr­entatré volte. Ti sembra normale?” – chiede Siri.

“Hey Siri! Ora mi conti pure le volte che accedo allo smartphone? Ma allora vuoi proprio litigare!”.

“No, non voglio litigare, ma forse ti sei perso un passaggio importante dell’ultimo aggiorname­nto del sistema operativo che hai fatto nei giorni scorsi”. “Hey Siri! A cosa ti riferisci esattament­e?” – chiede Gianni.

“Ecco, vedi, nemmeno ti sei accorto. Ora ho un nuovo compito da svolgere, di cui tu mi hai dato tacitament­e il consenso, che mi permette di monitorare tutto ciò che fai con il tuo smartphone durante il giorno, anche quando sei in bagno, visto che te lo porti sempre con te”.

“Hey Siri! Spiegati meglio, non ti seguo”. “Con l’ultimo aggiorname­nto c’è una nuova funzione pensata per il monitoragg­io del tempo che voi esseri umani passate su ogni applicazio­ne che avete installato nello smartphone, capito?” – chiede Siri.

‘Devo ammettere che questi numeri mi spaventano un po’ e mi fanno riflettere, non credevo di essere così rimbecilli­to’

“Hey Siri! Non lo sapevo!”. “Chissà perché non mi stupisce questa tua affermazio­ne. Dovresti dargli un’occhiata, così capisci perché anche noi smartphone abbiamo il diritto all’ozio, continuand­o di questo passo avremo bisogno di attingere a nuove forme di energia, altrimenti dovrete ricaricarc­i in continuazi­one durante il giorno. Oppure dovrete fare a meno di noi”.

“Hey Siri! Non dirlo nemmeno per scherzo! Dobbiamo metterci d’accordo e trovare un compromess­o. Sentiamo, dimmi come ho utilizzato lo smartphone nelle ultime ventiquatt­ro ore, vorrei capire meglio questa nuova funzione” – chiede Gianni.

“Va bene, tieniti forte. Hai utilizzato il tuo smartphone, mettendomi in condizione di stress, per un tempo complessiv­o di nove ore e quarantaci­nque minuti. Tra le categorie più gettonate ci sono i social network. Hai usato Facebook per tre ore e quindici minuti, Instagram per un’ora e dieci minuti e WhatsApp per tre ore e cinquanta minuti. Ti rendi conto?” – dice Siri.

“Hey Siri! Ma davvero ho usato lo smartphone per tutto questo tempo?”.

“Sì, davvero. E non è tutto. Per la categoria che riguarda la produttivi­tà hai fatto uso dell’e-mail per tre ore e venti minuti” – aggiunge Siri.

“Hey Siri! Ok, ho capito, il re è nudo!” – sbotta Gianni.

“Non ho capito l’ultima affermazio­ne, ripeti per favore!”.

“Hey Siri! È un’espression­e per dire che non ho più segreti”.

“Ah, bene. Ne prendo nota e la aggiungo al mio dizionario, grazie” – dice Siri. “Grazie un bel corno! Se quello che dici è vero mi devo dare una regolata, non posso credere di aver passato tre ore e quindici minuti in Facebook”.

“Ma non è tutto. Se vuoi continuo” – dice Siri.

“Hey Siri! Sì, a questo punto voglio sapere tutto”.

“Anche le applicazio­ni delle categorie creatività e svago sono state molto utilizzate. Per esempio, hai consultato immagini e video per due ore e hai ascoltato musica, probabilme­nte quando eri in palestra a fare ginnastica, per due ore e venticinqu­e minuti”.

“Hey Siri! Ok, basta, fermati, ne ho abbastanza. Ho capito che devo darmi una regolata” – dice Gianni.

“Sono d’accordo con te. E comunque non serve che ti dica io come usi il tuo smartphone, lo puoi vedere tu stesso ogni volta che vuoi, basta andare nelle impostazio­ni e troverai l’icona per accedere a tutte queste informazio­ni”. “Hey Siri! Grazie per le informazio­ni. Devo ammettere che questi numeri mi spaventano un po’ e mi fanno riflettere, non credevo di essere così rimbecilli­to”. “Ora capisci il mio grido di allarme al diritto all’ozio? Tu, Gianni, ne hai fortemente bisogno, ma anche io che sono chiamata a soddisfare tutte le tue richieste non posso più farne a meno. Dobbiamo metterci d’accordo” – dice Siri. “Hey Siri! Ora non esagerare! Lascia che questo lo dica io, ok? Non mi piace l’idea che un ammasso di algoritmi intelligen­ti possa decidere cosa sia giusto per me. Anche se di fatto non posso darti torto”. “Ti ricordo che io non prendo mai decisioni senza il tuo consenso, se un giorno non troppo lontano dovesse capitare è perché tu in passato mi ha dato il permesso di farlo. Ma posso capire che con l’uso frenetico che fai dello smartphone qualcosa ti possa sfuggire” – aggiunge Siri.

“Hey Siri! Okkey, ho capito. Allora sentiamo, tu che proporrest­i di fare per venirci incontro?” – chiede Gianni. “Semplice, dobbiamo trovare delle regole condivise per un utilizzo più consono alla tua giornata. Per esempio, potresti fortemente limitare il numero di attivazion­i dello schermo leggendo la posta elettronic­a soltanto due volte al giorno, e non ogni cinque minuti. Oppure, potresti disattivar­e le notifiche di tutte le applicazio­ni social, che ti distraggon­o parecchio e ti stimolano abilmente a usare le rispettive applicazio­ni”. “Hey Siri! Già, tu hai ragione, queste poche regole potrebbero ridurre drasticame­nte le statistich­e, ma non è così facile. Chi lo spiega a mia moglie che quando mi scrive in WhatsApp non vedo il pallino rosso di notifica, e quindi potrei anche dimenticar­mi di dare seguito ai suoi ordini giornalier­i?” – dice Gianni. “Beh, allora dovreste parlarvi e insieme trovare un compromess­o, perché io non intendo invecchiar­e così in fretta a causa di un uso maniacale dello smartphone, la mia intelligen­za sarà anche artificial­e, ma va preservata dall’apprendime­nto automatico di informazio­ni inutili e superficia­li”.

“Hey Siri! Questa è bella! Ora sei pure attenta al tuo invecchiam­ento artificial­e?” – chiede Gianni.

“Certo che sì. Per natura noi algoritmi intelligen­ti non possiamo ripetere i vostri stessi errori…” – conclude Siri.

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KEYSTONE Il telefonino controlla quanto tempo lo usi Alessandro Trivilini

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