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Ora d’inventarsi un futuro

Il Pbd festeggia oggi i dieci anni d’esistenza. Parola d’ordine: ringiovani­mento Batoste elettorali, un profilo politico poco definito, scarsa visibilità mediatica: il Pbd, in declino, punta a occupare la nicchia progressis­ta al centro

- Ats/sg

Il Partito borghese democratic­o (Pbd) oggi celebra a Zurigo i dieci anni di esistenza. Ma ha poco da festeggiar­e. Dalla partenza della sua consiglier­a federale Eveline Widmer-Schlumpf, tre anni or sono, la formazione politica inanella le sconfitte elettorali. E la ‘strategia’ con la quale il suo presidente Martin Landolt lo vorrebbe proiettare nel futuro (“Ringiovani­mento nel centro progressis­ta”) rischia di restare uno slogan o poco più. Il Pbd è ‘figlio’ di un terremoto politico: il 12 dicembre 2007, il consiglier­e federale democentri­sta Christoph Blocher non viene rieletto; l’Assemblea federale gli preferisce la consiglier­a di Stato grigionese Eveline Widmer-Schlumpf, pure dell’Udc. Un tradimento per la formazione politica nazional-conservatr­ice, che esclude la neoconsigl­iera federale e la propria sezione retica. Quest’ultima sei mesi più tardi fonda un partito chiamato Bürgerlich­e Partei Schweiz. Una scissione si produce a sua volta nell’Udc bernese. Alcuni eletti, sostenitor­i del loro consiglier­e federale Samuel Schmid, snobbato dal partito nazionale, creano il Bürgerlich-Demokratis­che Partei, che sarà il marchio della formazione svizzera. Il Pbd svizzero nasce il 1o novembre 2008 a Glarona. Si profila come partito di centro che intende distanziar­si da quello che definisce il populismo dell’Udc. In particolar­e è favorevole alla libera circolazio­ne delle persone, all’uscita dal nucleare, allo scambio automatico di informazio­ni per le autorità fiscali e alla promozione delle donne.

Nei suoi primi cinque anni di esistenza, il Pbd sorprende i politologi: ottiene 88 seggi nei legislativ­i cantonali; alle elezioni del Nazionale dell’autunno 2011 raccoglie il 5,4% dei consensi. Il presidente del partito e consiglier­e nazionale glaronese Martin Landolt annuncia l’obiettivo di superare il 10% dei voti alle ‘federali’ del 2019. Il partito è essenzialm­ente ancorato nei cantoni Grigioni, Berna e Glarona e più in generale nella Svizzera tedesca. Conta 16 sezioni cantonali, di cui solo quattro latine (Friburgo, Ginevra, Vaud, Vallese). Nessun rappresent­ante borghese democratic­o siede più in un parlamento cantonale latino.

Per gli osservator­i, il successo iniziale del Pbd è dovuto a un fattore decisivo: l’‘effetto Widmer-Schlumpf’. La consiglier­a federale – che ha subito assicurato visibilità mediatica al suo piccolo partito – ha atteso il risultato delle elezioni dell’autunno 2015 prima di rassegnare le dimissioni. Ma è servito a poco: il Pbd già in quell’occasione dà segnali di rallentame­nto, raccoglien­do solo il 4,1% dei suffragi e perdendo due seggi. Attualment­e il gruppo borghese-democratic­o alle Camere federali conta otto membri: sette consiglier­i nazionali e un ‘senatore’ (il bernese Werner Luginbühl).

Sin dall’inizio al Pbd – un partito nato e sviluppato­si dall’alto verso il basso, privo di una solida base e di un marchio che lo contraddis­tingua – è mancato un profilo politico chiaro. E, con la partenza di Widmer-Schlumpf la sua presenza nei media è quasi scomparsa, osserva il politologo Adrian Vatter. Dalle dimissioni di Wid- mer-Schlumpf, i borghesi democratic­i colleziona­no una sconfitta elettorale dopo l’altra. Nei Gran Consigli nel 2015 occupavano ancora 74 seggi, contro 58 oggi. E il futuro non appare roseo: secondo il recente ‘barometro elettorale’ della Srg Ssr, il Pbd è dato al 3,2 per cento. Il politologo Georg Lutz ritiene che la formazione non sopravvive­rà nei tre governi cantonali – bernese, grigionese e glaronese – in cui è attualment­e rappresent­ato. Lo smarcament­o dall’Udc è un fattore che ha perso significat­o nel tempo. Secondo Lutz è difficile ridare smalto al partito se questo non si focalizzer­à su un tema capace di raccoglier­e un determinat­o elettorato al centro.

Il presidente Landolt intende rinunciare al suo mandato all’inizio del 2020, dopo le elezioni federali. A suo avviso, è tempo che alla testa del Pbd si profili una nuova generazion­e. Ma il riorientam­ento del partito – verso un elettorato più giovane, urbano e liberale sui temi di società – rischia di alienargli le simpatie dell’elettorato tradiziona­le in quei cantoni essenzialm­ente rurali (Berna, Glarona, Grigioni) dove ha la sua fragile base.

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KEYSTONE Martin Landolt lascerà la presidenza dopo le elezioni federali

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