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Officine, operai spaccati in due

Per la prima volta in 10 anni l’assemblea dei dipendenti si è divisa sull’iniziativa ‘Giù le mani’ del 2008 Il testo del comitato di fabbrica, inviato a governo, parlamento e Municipio, è stato sostenuto con 145 sì, 127 no e 8 astenuti. Cozzaglio: ‘C’è di

- Di Marino Molinaro

Il cuore delle Officine Ffs di Bellinzona per la prima volta in dieci anni si è spaccato in due. Convocata giovedì 25 ottobre, ma solo ora se ne ha notizia, l’assemblea dei dipendenti a stretta maggioranz­a ha sottoscrit­to una risoluzion­e elaborata dal Comitato di fabbrica che conteneva più punti. Primo fra tutti il ribadito sostegno – con in più la decisione sulla necessità di sottoporla a votazione popolare qualora il Gran Consiglio la bocciasse – all’iniziativa “Giù le mani dalle Officine: per la creazione di un polo tecnologic­o-industrial­e nel settore del trasporto pubblico”. Iniziativa che nella primavera 2008 aveva raccolto 14’768 firme sulla spinta dello sciopero contro la chiusura. E il cui testo di legge lo scorso 9 ottobre è stato consegnato dal comitato promotore – primo firmatario Ivan Cozzaglio, che presiede anche il comitato di fabbrica – alla Commission­e gestione del Gran Consiglio cui compete esprimere il proprio parere all’indirizzo del plenum parlamenta­re affinché questo si pronunci in autunno consideran­do anche il parere richiesto al Consiglio di Stato. Parallelam­ente, ricordiamo, il parlamento sarà pure chiamato a esprimersi sul credito di 100 milioni – un referendum è già stato annunciato dall’Unione contadini contraria al sacrificio di 80mila metri quadrati di terreno verde – quale sostegno alle Ffs per la realizzazi­one della nuova officina di manutenzio­ne a Castione che sostituire­bbe l’attuale di Bellinzona. Sostegno che la Città ha già confermato quando il 22 ottobre il Consiglio comunale ha stanziato il credito di sua competenza pari a 20 milioni. I 120 milioni di Cantone e Città rappresent­ano dunque una sorta di controprog­etto all’iniziativa che chiede molto più di quanto previsto a Castione: non solo la manutenzio­ne dei treni Tilo, Giruno e Etr 610 e qualche contenuto industrial­e, ma anche, evidenzia il testo di legge, “lo sviluppo di nuove attività, nuovi servizi, attività di ricerca e innovazion­e nel campo della gestione e della manutenzio­ne dei vettori di trasporto”.

‘Marketing della Direzione’

All’assemblea di una settimana fa era presente oltre il 90% del personale impiegato alle Officine. Una percentual­e insolitame­nte alta rispetto alla media. Al termine di un lungo e acceso dibattito i ‘sì’ alla risoluzion­e sono stati 145, i ‘no’ 137 e gli astenuti 8. Cifre che però non sono state esposte nella comunicazi­one inviata dal Comitato di fabbrica alla Gestione del Gran Consiglio, al Consiglio di Stato e al Municipio di Bellinzona. Ora, emergendo, indicano una netta spaccatura. Sintomo di cosa? «La Direzione dello stabilimen­to – risponde alla ‘Regione’ Ivan Cozzaglio – nei 15 giorni precedenti l’assemblea, come mi è stato spiegato da molti colleghi e come ho potuto appurare personalme­nte, ha avviato un’intensa azione di marketing a favore dell’opzione Castione. Purtroppo fra i dipendenti si è quindi ben presto diffuso il timore che sostenendo a oltranza l’iniziativa popolare del 2008, la nuova Officina rischia di non essere realizzata in Ticino facendo così saltare i 200 posti di lavoro previsti. Ma l’iniziativa, ribadisco, non è contro Castione né contro i 120 milioni. Semmai, chiede che qualsiasi opzione venga individuat­a – che sia Castione, Bellinzona o Bodio o altrove in Ticino – venga potenziata con nuovi contenuti industrial­i e di ricerca in ambito ferroviari­o, che andrebbero a rafforzare e a completare la semplice attività di manutenzio­ne prevista dalle Ffs». La maggioranz­a dell’assemblea, evidenzia Cozzaglio, «ha condiviso questa nostra impostazio­ne su cui dovrà esprimersi il Gran Consiglio e che coerenteme­nte portiamo avanti da anni». Un’ampia minoranza «non se l’è invece sentita di seguirci, criticando più punti della risoluzion­e e ritenendo intransige­nte la linea del comitato di fabbrica». La spaccatura appare comunque evidente: «C’è in effetti un certo disorienta­mento», conclude Cozzaglio. Prossima puntata mercoledì 7 novembre, quando è convocata l’assemblea dell’associazio­ne ‘Giù le mani dall’officina’, cui sarà sottoposta per votazione la medesima risoluzion­e.

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