Sono cambiate tante cose
Cinque settimane dopo il 2-2 di Cornaredo che costò la panchina ad Abascal, domani un nuovo incrocio tra Basilea e Lugano
Domenica 30 settembre, stadio Cornaredo: il Lugano rimonta lo 0-2 firmato Zuffi e Ajeti con le reti di Covilo e Junior. Il 2-2 al quale i bianconeri costringono un Basilea troppo brutto per essere vero non salva però la panchina di Guillermo Abascal, sfiduciato e delegittimato già nei giorni precedenti la partita che sancì il suo esonero ufficiale, nonostante l’orgogliosa reazione dei suoi giocatori al doppio svantaggio avesse detto che la squadra ‘tifava’ per la conferma, non certo per l’allontanamento.
Tant’è, Renzetti decise di cambiare, affidandosi a Celestini. E i fatti (intesi come risultati), una volta di più gli stanno dando ragione.
Domenica 4 novembre, cinque settimane dopo i fatti appena ripercorsi, tre turni di campionato dopo: a Basilea il Lugano ritroverà il Basilea, a campi invertiti, forte di tre vittorie filate (due in Super League contro San Gallo e Thun, una in Coppa contro il Neuchâtel Xamax), seguite al brutto debutto di Celestini sulla panchina bianconera, quel 2-1 del Letzigrund contro il Grasshopper che al tecnico ex Losanna servì più che altro per fare le prove generali del suo insediamento. L’operazione sembra già giunta a buon fine, accompagnata da quel tocco sempre apprezzato della buona sorte, che lo zampino ce lo ha messo in ognuna delle tre vittorie che hanno abbellito la classifica in campionato e condotto Sabbatini e compagni nei quarti di Coppa, dove sono attesi dal Thun.
Ora, siccome la fortuna aiuta gli audaci, ci piace pensare che se il Lugano ha un merito, è proprio quello di andarsela a cercare, la buona sorte, attraverso evidenti progressi sul piano della manovra d’attacco (il tridente JuniorBottani-Gerndt nelle tre vittorie filate ha prodotto 7 reti, 4 per il brasiliano, 1 per il ticinese e 2 per lo svedese), su quello del gioco e del palleggio, e su quello della tenuta mentale. Quando c’è da giocare, il Lugano non si fa pregare. Quando si tratta di gestire, la squadra sa disimpegnarsi; quando, poi, si comincia a soffrire, la solidità difensiva e il carattere sopperiscono al calo di energie nelle porzioni conclusive delle sfide.
Che sia ancora Basilea, quindi, con presupposti però molto diversi da quelli di fine settembre, non solo per l’aria permeata di tensione che si respirava a Cornaredo, a prescindere dal risultato che vi sarebbe maturato.
Stavolta i temi sono diversi
Non solo il Lugano, infatti, arriva al nuovo incrocio con la squadra di Koller in condizioni diverse da quelle del precedente chiuso sul 2-2. Dopo quel pareggio, i renani hanno mostrato qualche segnale di ripresa, pur non dando mai l’impressione di aver cambiato marcia per davvero, ammesso che ne siano capaci. Due successi esterni e un pareggio casalingo, il bilancio di Zuffi e compagni dopo il passaggio al Sud delle Alpi. Dapprima hanno espugnato il Kybunpark di San Gallo, battuto 3-1. Poi però una brutta ricaduta, con il pareggio interno concesso allo Xamax fanalino di coda, una controprestazione che denota ancora limiti evidenti ai quali ancora non è stato posto rimedio. Infine, ecco un altro vittorioso 3-1 in trasferta, stavolta al Letzigrund, sponda Grasshopper. È fuori casa che il Basilea sembra maggiormente a suo agio, lontano dalla pressione del pubblico del St. Jakob Park (campo sul quale ha comunque vinto tre volte, concedendo una sola sconfitta, alla prima giornata, contro il San Gallo), un tantino ‘viziato’, certamente molto esigente, non fosse che per l’illustre passato prossimo di una squadra capace di vincere 20 volte il titolo svizzero con tanto di valida e orgogliosa presenza in Champions League, prima di accettare mestamente, quasi senza ribellarsi, la superiorità dello Young Boys, tradottasi in un titolo svizzero e nell’ipoteca già messa sul bis dello stesso.
È un Basilea un po’ diverso, ma vulnerabile. È, però, un Lugano molto diverso, da quello del 30 settembre. Un motivo in più per essere fiduciosi.