Quel sogno di diventare genitori
Natalità: il Ticino è ultimo. Tra le cause il contesto socioeconomico, che smorza il desiderio di avere figli Analisi dell’Ufficio di statistica sui motivi per cui oggi si fanno figli più tardi, se ne fanno meno o non se ne fanno. Tra situazioni subite e
Il desiderio di diventare genitori non è mutato nelle nuove generazioni. Anzi: l’intenzione di avere dei figli è probabilmente una delle poche variabili che resiste ai mutamenti (epocali) avvenuti nella società negli ultimi decenni. Tra i 20 e i 29 anni “la quasi totalità delle giovani donne” intervistate nell’ambito dell’Inchiesta sulle famiglie e le generazioni del 2013 “desidera avere due figli o più, un dato pressoché uguale a quanto riscontrato con il Microcensimento sulle famiglie del 1994/1995”. Questo “raffronto temporale” permette a Francesco Giudici dell’Ufficio cantonale di statistica di concludere, nel suo recente articolo pubblicato su ‘Dati’, come “la diminuzione del numero di figli per donna non dipenda da una diminuzione nel desiderio” di averne. Anche se in Ticino, più che in altri cantoni, “con il passare del tempo le donne rinunciano più in fretta a desiderare di diventare madre”. Come mai? Giudici individua due ordini di risposta: il contesto socioeconomico da una parte e le preferenze individuali dall’altra. Concentriamoci sul primo: la situazione finanziaria gioca un “ruolo importante” nella scelta del 62% delle donne tra i 20 e i 39 anni coinvolte nell’inchiesta. Altri elementi? Le condizioni di lavoro (conciliabilità) o la possibilità di custodia per i bambini. “All’incirca una persona su due – scrive ancora Giudici – considera determinante nella decisione di avere figli la possibilità di trovare un posto custodia per lo stesso”. Mentre non spaventa la coppia lo scompiglio che il pargolo porta in casa, quanto alla suddivisione dei compiti sia per la sua cura che per i lavori domestici. “Sembrano quindi essere maggiormente influenti i fattori esterni, come l’importanza dei costi che un figlio comporterebbe e la disponibilità per un posto di custodia, quelli che pesano di più nella decisione di avere o meno un figlio”. A questo contesto occorre poi aggiungere un altro piano di analisi, ben più complesso: quello dei percorsi di vita personali, di ciascun individuo, prima ancora che della coppia. La letteratura identifica con il termine ‘childless’ coloro che, pur desiderando dei figli, “non possono più averne per ragioni di età oppure perché nel corso della vita affrontano una serie di questioni familiari e/o professionali che li portano a non più desiderarne”. La formazione dura di più, l’indipendenza economica arriva dopo, “si osserva un ritardo nell’età alla partenza dal domicilio parentale, alla prima convivenza con un partner e al primo matrimonio – osserva Giudici –. Così, più si ritardano questi eventi, più il tempo per avere o desiderare un figlio (o averne di successivi) diminuisce”. Il tempo fertile si riduce, oppure si rivela del tutto nullo per chi scopre – nel momento in cui decide di diventare genitore – di non poterlo biologicamente essere. Infine, Giudici tratta nelle sue conclusioni “l’emergenza del fenomeno dei ‘childfree’, cioè delle persone che non hanno figli e che, pur potendone avere, non ne vogliono per scelta”. Per l’Ocse si tratta di un fenomeno in crescita in molti paesi europei, testimonianza di “un cambiamento importante nei modelli della fecondità che ancora vedeva quale archetipo per un individuo la nascita di (almeno) un figlio”. La mancanza di figli può dunque essere sia ‘subita’ (infertilità, vicissitudini della vita, mancanza di condizioni materiali e di situazioni di custodia a portata di mano e di portafoglio)”, che scelta. A fronte di un Canton Ticino all’ultimo posto dei cantoni svizzeri quanto al tasso di natalità (1,44 figli per donna nel 2015) e con lo squilibrio tra generazioni più alto della Svizzera (167 anziani ogni 100 giovani nel 2017) il tema, con tutti gli annessi e connessi (livello dei salari, conciliabilità lavoro famiglia, strutture di accoglienza per l’infanzia ecc.), dovrà giocoforza rimanere prioritario nell’agenda politica per i prossimi decenni.