Indagato arcivescovo genovese con soldi a Lugano
È una storia iniziata una ventina di anni fa con un blitz a Ponte Chiasso quella che vede coinvolto l’arcivescovo Ettore Balestrero, ex nunzio in Colombia, attualmente incaricato d’affari a Kinshasa, indagato dalla Procura di Genova per riciclaggio internazionale. Sotto la lente dei pm Pinto e Calleri c’è una donazione di 4 milioni di euro che il prelato ha fatto al fratello Guido, importatore di carne, anch’egli indagato per riciclaggio internazionale in concorso. Il padre dei due fratelli, titolare della Balestrero 61, nota azienda specializzata nell’import-export di carne, è a sua volta indagato per autoriciclaggio. A Ponte Chiasso era stato fermato un collaboratore dei Balestrero, che di ritorno dal Ticino in una borsa aveva documentazione bancaria riferita alla società Tamara, con sede nelle Isole Vergini Britanniche. Una società creata per celare gli introiti fuorilegge, in arrivo dalle plusvalenze derivanti da un colossale contrabbando di carne tra Argentina, Spagna e Italia rivelato nel 1998 dal quotidiano madrileno ‘El Pais’. L’input agli accertamenti dei pm Pinto e Calleri era arrivato da Bankitalia che aveva ravvisato anomalie nella consistente donazione del prelato al fratello. Nei documenti intercettati a Ponte Chiasso figurava il nome dell’arcivescovo Ettore Balestrero che per gli inquirenti liguri sarebbe stato il beneficiario delle operazioni condotte dalla Tamara, attraverso la fiduciaria ticinese Finimex Sa, su un deposito all’Ubs di Lugano. Interrogato nei mesi scorsi dagli inquirenti monsignor Balestrero ha sostenuto di essere stato all’oscuro delle operazioni a lui collegate. Le fiamme gialle liguri hanno scoperto che il prelato, per comunicare con l’Italia, si era procurato alcune sim card colombiane, nella speranza di dribblare le intercettazioni delle conversazioni con il fratello. Dialoghi che fanno riferimento alla vicenda giudiziaria. Il prossimo 26 novembre nel corso di un incidente probatorio sarà interrogato Balestrero padre. A chiedere l’incidente probatorio sono state le difese, mentre i magistrati inquirenti hanno chiesto alla Svizzera l’acquisizione di nuovi documenti.